Otto vittorie consecutive per il Napoli, non accadeva dal 2017 quando in panchina c’era Sarri: tra il suo Napoli e quello di Spalletti ci sono tantissime differenze
Ventiquattro punti quattro anni dopo, da Sarri a Spalletti, da Mertens a Osimhen, da un Napoli all’altro. Il record eguagliato di vittorie consecutive, otto, restituisce al Napoli l’impronta d’invincibile apparente che aveva caratterizzato la stagione 2017/18
Era l’ultima di Sarri, quella dei 91 punti, media da scudetto (gli stessi conquistati un anno fa dall’Inter campione d’Italia) che non è bastata contro una Juventus, allora, ancora più forte. Otto vittorie di fila anche con Spalletti che guida un Napoli completamente diverso nei singoli (Insigne e Koulibaly gli unici titolari rimasti) e nelle caratteristiche. Ci sono almeno tre differente da sottolineare.
Sarri utilizzava sempre gli stessi undici, lo ha spesso, anche alla Lazio, ma al Napoli era – in parte – giustificato per alcune differenze tecniche tra titolari e alternative. La formazione iniziale era facile da indovinare, da Reina a Mertens, passando per Jorginho e Hamsik, quasi sempre gli stessi interpreti hanno lottato fino alla fine per la conquista dello scudetto. Questo Napoli ha una rosa più ampia e Spalletti è più coinvolgente nelle scelte. Chi ha giocato meno? Mertens (25′) e Demme (22′) ma solo perché prima infortunati. In fondo alla classifica, per ovvi motivi, Juan Jesus (7′) e il giovane Zaniolo (4′).
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Il Napoli di Sarri, la Grande Bellezza di quel tempo, era una squadra che divertiva e dominava. Ne vinceva tante con 4-5 gol di scarto. Nelle prime otto rifilò un 6-0 al Benevento e un 4-1 alla Lazio. Segnò 26 gol, sette in più rispetto agli attuali 19 del Napoli attuale. Ci si diverte e si segna tanto anche con Spalletti (doppio 4-0 esterno con Udinese e Sampdoria), ma colpisce di questo gruppo la praticità e la capacità di vincere anche soffrendo come accaduto col Torino o con la Juventus o, ancora, con la Fiorentina, sempre in rimonta.
Il Napoli di Spalletti segna meno ma è anche più solido, ha subito appena tre gol (contro i sei di Sarri dopo otto giornate) e di questi uno è stato regalato da Manolas a Morata. La compattezza di squadra è il vero segreto, l’arma che autorizza i sogni. In Italia, storicamente, vince chi subisce meno gol. Il Napoli, che ha riscoperto Rrahmani ed è tornato ad affidarsi ad Ospina, è già a buon punto. Ma siamo appena all’inizio di una lunga salita.
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