Il Milan è super in campionato, mentre in Champions League resta a secco: le ragioni del flop europeo dei rossoneri
I rossoneri, per storia e tradizione, sono la squadra italiana più ‘europea’: nella prima campagna d’Europa dopo sette lunghi anni, però, il Milan resta a secco.
Il girone del ‘Diavolo’ già sulla carta era infernale, appunto, ma aspettarsi qualcosina in più era lecito. Non tanto contro Liverpool e Atletico Madrid, dove le prestazioni dei rossoneri sono state positive nonostante le due sconfitte, quanto contro il Porto. La sfida contro i lusitani era un’ultima spiaggia, uno spartiacque tra sogno e realtà: la sconfitta, di fatto, ha messo la parola fine sulle ambizioni europee della compagine di Stefano Pioli. Analizziamo le ragioni di questo fallimento.
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Perdere in Europa fa sempre male, ma lo fa ancora di più se ti chiami Milan. Il ritorno dei rossoneri in Champions League era stato accolto con grande soddisfazione dalla critica italiana: finalmente una squadra che ha tradizione europea, ma il campo ha la memoria corta. La compagine di Stefano Pioli sembra non avere difetti quando gioca in campionato, dove quest’anno ha raccolto 22 punti sui 24 disponibili, fermandosi solamente all’Allianz Stadium contro la Juventus. In Coppa, invece, le problematiche sono molto più evidenti.
Nei tre match del girone di Champions League si è notata tutta l’inesperienza della bella gioventù rossonera. Per tante delle stelline del Milan, infatti, si trattava della prima avventura nella competizione più ambita d’Europa. Una mancanza di ‘mestiere’ che, soprattutto nei match contro le due big del girone, si è fatta sentire. Al tecnico emiliano, però, vanno riconosciute anche delle scusanti: assenze e prestazioni arbitrali non esaltanti in Europa.
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In questo inizio di stagione, infatti, il Milan è stato colpito da tantissime assenze. Gli infortuni di Zlatan Ibrahimovic, leader tecnico e ‘spirituale’ della squadra, le positività al Covid-19 di Theo Hernandez e Brahim Diaz, e un Rebic con diversi problemi fisici. E, poi, c’è la questione Kessié: il centrocampista ivoriano è sempre stato un fattore in positivo per i rossoneri, mentre in queste gare di Champions lo è stato in negativo. In questo caso, forse, Pioli avrebbe potuto gestire meglio la situazione: evidentemente, la questione rinnovo pesa troppo sulla mente di Kessié.
In ogni caso, resta il paradosso di un Milan a due facce: perfetto e inscalfibile in Serie A, fragile e inoffensivo in Champions League. La via per questa stagione, quindi, sembra tracciata: lo scudetto sarà l’obiettivo principale del Diavolo.
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