Zero tiri nello specchio contro Roma e Zenit: Chiesa sta vivendo un momento difficile. Tocca ad Allegri trovare la soluzione
I numeri non mentono mai. e confermano le impressioni del campo. Federico Chiesa nelle ultime due gare non ha mai trovato lo specchio della porta. Contro la Roma e contro lo Zenit non è stato efficace lì dove Allegri sta tentando di sviluppare la sua metamorfosi, quella da attaccante centrale.
Al momento, la cura di Max non funziona. Chiesa è apparso anche nervoso, qualche fallo di troppo a referto, una smorfia che tradiva la rabbia per non riuscire ad esprimersi al top.
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Chiesa, score da dimenticare nelle ultime due
Ieri in Champions, sono state 4 le conclusioni, solo una davvero pericolosa, nessuna che ha impegnato il portiere perché indirizzata tra i due pali della porta russa. Contro la Roma è andata anche peggio: neppure una volta ha chiamato Rui Patricio già solo a guardare un suo tiro. Zero shots: roba difficilmente immaginabile per uno della sua esplosività e della sua qualità. Legittimo chiedersi se il calcio di Allegri stia sterilizzando Chiesa, se la spasmodica ricerca della solidità difensiva, se l’esaltazione del corto muso per ogni vittoria sia la strada giusta anche per Federico Chiesa.
Morata, il terzo indizio che fa una prova
Come se non bastasse Chiesa, anche Alvaro Morata ha concluso le gare con Roma e Zenit senza centrare la porta. Un tiro fuori in Russia, zero su zero contro i giallorossi. Sono arrivate due vittorie, entrambe di risicate e con un gioco che ha fatto arrabbiare lo stesso Allegri. C’è anche un’ottima componente cabalistica che sta spingendo in questo momento la Juventus.
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Diventa, però, estremamente complesso pensare ad una Juve sempre vittoriosa, ad esempio già domenica contro l’Inter, se le polveri di gente come Chiesa e Morata continuino ad esser così bagnate. Meglio il muso corto o qualche rischio? Meglio affidarsi all’uno a zero ed alla palla il più lontano possibile oppure iniziare ad avere un gioco ed un’identità? Allegri sta riflettendo, come ha mostrato nel post gara di ieri, su questi quesiti. La consapevolezza che non si vince solo e sempre col musetto davanti è propria anche dell’allenatore della Juve.