Dopo il ko di Verona, piovono critiche per alcune scelte di Sarri. La Lazio alterna grandi partite a disfatte inattese e ci sono due casi irrisolti
Diciassette gol subiti in nove partite sono scatto fedele di una realtà nebulosa. La fase difensiva che crolla, una delle note di merito della sua carriera, testimoniano le difficoltà e la confusione a cui è andato incontro Maurizio Sarri. Volendo cambiare la Lazio, l’allenatore ha finito per snaturarla. Una squadra (a tratti) irriconoscibile. Senza identità.
Ne aveva una, solida, e l’ha smarrita per inseguire altre idee. Un allenatore dovrebbe adeguarsi ai calciatori e mai viceversa. Alla Lazio è successo il contrario e, ad oggi, nonostante prestigiose vittorie come contro Roma e Inter, i risultati tardando ad arrivare e nell’ambiente c’è preoccupazione.
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Luis Alberto è partito dalla panchina col Verona, Sarri ha spiegato a fine gara: “Lavoro per il davanti della maglia e cerco di aiutare il dietro ma non farò mai il contrario”. Concetto lodevole ma contraddittorio. Lo spagnolo è stato uno dei punti di forza della Lazio di Inzaghi, oltre le voci di mercato – che ora si intensificheranno – era un patrimonio tecnico da tutelare per il bene collettivo, di squadra, non per vanagloria personale.
Le ultime due panchine fanno rumore, non regge la difficile collocazione nello stesso reparto dove c’è Milinkovic-Savic, entrambi hanno reso grande la Lazio negli ultimi anni e non c’è mai stato alcun problema di equilibrio. I grandi giocatori, insegnano i migliori, andrebbero fatti giocare sempre, è compito dell’allenatore adeguarsi al materiale umano a propria disposizione.
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Nel 4-3-3 sembra non esserci più spazio per due mezzali di qualità e neppure per la velocità di Lazzari, un altro elemento cardine per Inzaghi. L’esterno, oggi, fa panchina a Marusic perché non adatto a fare il terzino, troppo offensivo e poco ‘prudente’ per i meccanismi di una difesa che comunque ha la media di due gol subiti a partita. Per Lazzari tre panchine consecutive nelle ultime tre giornate e tante altre già ‘prenotate’ per il futuro. Le scelte sembrano ormai essere chiare. Ma non sono chiare a tutti.
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