Dopo anni difficili, San Siro torna ad amare un numero nove. Le prime statistiche dicono che al Meazza Olivier Giroud è un vero cecchino, come Pippo Inzaghi. La maledizione della 9 può finalmente finire
E’ stata dura la vita per chi ha indossato la maglia numero nove al Milan dopo Filippo Inzaghi. ‘Super Pippo’ ha chiuso la sua avventura calcistica, chiaramente segnando, nel lontano 13 maggio 2012.
Era un pomeriggio di Primavera quando uno dei calciatori più amati della storia rossonera, appendeva gli scarpini al chiodo, trafiggendo il portiere del Novara. Chiudeva il suo viaggio da bomber al Milan con 300 presenze e 126 gol, molti dei quali decisivi, ma non occorre sottolinearlo.
Da quel giorno sono passati nove anni e gli attaccanti che hanno provato a raccogliere la sua eredità sono stati davvero parecchi. Hanno tutti fallito, ora tocca a Giroud.
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Il primo a provarci è stato Pato ma la sua avventura con la nove sulle spalle è durata solamente poche partite. Il bilancio parla di sette presenze e solo due gol, in Champions League.
L’estate successiva è stata la volta di Alessandro Matri, che il Milan ha voluto riportare alla base, dopo le ottime stagioni con il Cagliari e la Juventus. Il classe 1984 non ebbe timore a scegliere la nove ma anche in questa circostanza l’avventura durò poco. Solamente sei mesi prima del trasferimento alla Fiorentina. In 19 presenze va a segno solamente in una circostanza.
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L’estate successiva, Adriano Galliani decide di affidarsi ad un vero bomber internazionale, con la speranza di mettere fine ad una maledizione, che invece era solo all’inizio. Anche Fernando Torres delude e scappa via da Milano dopo solo dieci presenze e un misero gol contro l’Empoli nel settembre del 2014.
L’eredità, nel gennaio 2015, viene raccolta da Mattia Destro. Oggi il calciatore italiano segna con regolarità con la maglia del Genoa. In quei mesi, con la nove sulle spalle, alla fine furono tre i centri, in 15 presenze.
L’estate successiva, Galliani ci prova, ancora una volta, con un attaccante internazionale, Luiz Adriano. Complessivamente, in un anno e mezzo, disputa 36 (29 con la nove) partite, segnando solamente 6 reti, solo 4 in campionato.
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Nell’estate del 2016 tocca così a Gianluca Lapadula, che dopo una grande stagione con la maglia del Pescara, sale di categoria, raccogliendo l’eredità di Pippo Inzaghi. Numeri alla mano è quello che fa meno peggio: in 29 presenze complessive realizza, infatti, otto gol.
Termina l’era Berlusconi e inizia la breve parentesi cinese, che punta su Andre Silva. Il portoghese nella stagione 2017-2018, colleziona ben 40 presenze, raggiungendo la doppia cifra, grazie agli 8 centri in Europa League. In campionato, 24 presenze, il bottino è misero: solo 2 gol.
La maledizione della nove è sempre più una certezza e per sfatarla Leonardo decide di affidarsi ad uno dei centravanti più importanti della Serie A, Gonzalo Higuain. L’argentino arriva, però, nel momento più basso della sua carriera. Col Milan così colleziona 22 presenze totali, andando a segno otto volte (sei in campionato), prima di volare a Londra.
A gennaio del 2019, così, il Milan decide di puntare su Piatek. Il polacco conquista tutti, realizzando nove gol in metà stagione. In estate è chiaramente confermato ma ha la brillante idea di cambiare numero di maglia, prendendo la nove. Sfida la sorte ma la maledizione colpisce anche lui. Gioca 20 partite, prima di essere ceduto in Germania, e i gol segnati sono solo cinque.
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Nel frattempo è arrivato Zlatan Ibrahimovic, che contrariamente al polacco, non prende la nove, nemmeno quando rimane vacante. Si fa fatica a sfidare il destino. Il gennaio scorso ci riprova Mario Mandzukic. La sua avventura al Milan è forse la più sfortunata in assoluto. In sei mesi, le presenze sono solo undici e i gol realizzati zero.
Serviva un vero nove per continuare a sognare lo scudetto. Senza centravanti, il Milan così chiude la stagione al secondo posto, rischiando di finire fuori la zona Champions.
In estate si deve correre ai ripari ma tra riscatti e campioni da sostituire non sembrano esserci i soldi per l’acquisto di un centravanti. Maldini e Massara decidono così di rimandare il grandi investimento per il bomber e di puntare ancora una volta sull’usato sicuro ma stavolta integro fisicamente.
Arriva Olivier Giroud, protagonista con la Francia e in Champions League, con la maglia del Chelsea. Un arrivo che fa storcere il naso a molti, che si aspettavano un bomber più giovane e dal futuro assicurato, un Abraham per intenderci.
Giroud si presenta nel miglior modo possibile, in conferenza stampa fa subito capire di che pasta è fatto, così come nel corso delle amichevoli estive. Allontana gli spettri della maledizione. Il centravanti francese, orgoglioso della sua fede, se la ride, non sa cosa voglia dire superstizione e il numero nove non gli pesa.
Giroud non è certo arrivato per fare la riserve di nessuno e dopo una prima gara a fare a sportellate con i centrali della Sampdoria, è tempo di giocare a San Siro, nel suo nuovo stadio. Un San Siro, finalmente, vestito a festa, dopo le chiusure per il Covid-19.
Il Meazza può metter timore, paura, può far tremare le gambe e lo ha fatto con tutti quelli che hanno indossato la numero nove prima di Giroud ma la Scala del calcio, per i campioni come il francese, è linfa vitale. I campioni si nutrono delle emozioni che solo uno stadio come San Siro riesce a dare.
La storia d’amore di Giroud, a San Siro, inizia così come meglio non poteva. Arriva la doppietta, contro il Cagliari, per mettere subito in chiaro che finalmente è arrivato l’uomo giusto per riprendere il cammino interrotto in questi nove anni, dall’addio al calcio di Pippo Inzaghi.
Il Covid-19 prima e i problemi alla schiena fanno tornare gli spettri della maledizione ma i campioni sono più forti di tutto e si rialzano in fretta. La pausa per le Nazionali rigenera Giroud, che nel suo stadio, torna a segnare, contro il Verona, dando vita alla rimonta, che porta tre punti preziosi.
Ieri il suo gol, da centravanti vero, decide il match di San Siro, contro il Torino. Il Milan vince un match difficile, sporco, come non gli succedeva da anni, con la rete di un calciatore che indossa la maglia numero nove. Un gol quasi all’Inzaghi.
Giroud si esalta ed esalta San Siro. Non è un caso che quando gioca nel suo stadio – solamente tre volte in Serie A – è andato sempre a segno. E’ chiaramente solamente l’inizio, servono anche i suoi gol in Champions, ma la strada intrapresa da Giroud è davvero quella giusta: il francese ha la storia e il carattere, ma anche la fede, per continuare così. Dopo nove anni, a San Siro è scoppiato l’amore, ancora una volta, per un numero nove.
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