Roma, è il momento di fare quadrato: la dirigenza deve dettare la linea sul calciomercato e definire il rapporto con Mourinho
Sarà il mercato di gennaio a dare la giusta chiave di lettura sul sentimento che alimenta il rapporto Friedkin-Mourinho, mentre i primi cinque mesi possono costituire già un lasso di tempo giusto per tracciare primi bilanci.
Certo, se sarà un mercato ricco – e a gennaio non è mai facile – darà un segno preciso nella direzione di voler definire e puntellare la posizione dello Special One. Se sarà un mercatino, il rischio grosso per la Roma diventerà quello di vivere da febbraio archiviando un’altra stagione pensando magari ad un possibile nuovo allenatore e ad una ennesima rifondazione.
Roma, dal calciomercato al rapporto con Mourinho: ora serve chiarezza
Non sono molti i tecnici capaci di gestire sul filo dell’equilibrio comunicativo le sconfitte. Mou, vincente per natura, non emerge dal gruppo dei suoi colleghi in questa situazione, ma si allinea nell’alimentare dubbi. Ancora una volta i messaggi verso la squadra – mai gli uomini, ma il tasso tecnico sì, eccome – non sono stati teneri. Oggettivamente non è il massimo, anche perché conosciamo gli equilibri sottilissimi degli spogliatoi e quanto poco ci voglia per modificarli in peggio. Fatto sta che gennaio è alle porte, che Zakaria sarà più probabile vederlo in Premier che alla Roma, che il centrocampista servirà comunque e forse non ne basterà uno, così come occorrerà il terzino destro da affiancare a Karsdorp (riserva o titolare aggiunto?). Come raccontato da Calciomercato.it, la Roma si è già fatta avanti per Aarons. E sul fronte delle uscite il piano di Tiago Pinto, che pure ha sfoltito la scorsa estate, sembra non finire mai: Fazio e Santon sono sempre lì, a Trigoria, e si sono aggiunti almeno Villar e Diawara. Forse anche Carles Perez.
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In tutto questo il silenzio dei Friedkin, considerato giustamente dai più un valore finora, forse stride un po’ nel momento in cui gli echi di una piazza mai facile dal punto di vista ambientale, creano sussurri su intemperanze di squadra, comportamenti (di qualcuno) non del tutto da atleti, e spifferi sul futuro dell’allenatore, che sabato sera, nel post gara con l’Inter, aveva la faccia da ultima di campionato con testa (e contatti-contratti?) altrove. Ad oggi non c’è ancora nulla di tutto questo ma i Friedkin probabilmente dovrebbero rompere il silenzio e prendere una posizione che detti la linea: all’interno, che è casa loro, e anche all’esterno. In fondo questa sintonia con Mourinho è rimasta fissata nel tempo della scelta estiva – inequivocabilmente da ascrivere al presidente della Roma e a nessun altro – ma diventa lecito chiedersi se il corso degli eventi, la loro gestione da parte dell’allenatore, soddisfi fino in fondo la proprietà. Se l’operato di Tiago Pinto venga considerato con il segno più al netto di alcune operazioni, su tutta quella che ha portato alla Roma Shomurodov non esattamente per una cifretta: e forse le prove per l’uzbeko sono finite.
Insomma sembra scoccato il tempo in cui i Friedkin, finora tanto dentro la Roma con gesti pratici (gli aumenti di capitale) e presenza (sabato, per la verità un po’ mesta, all’Olimpico) facciano sentire la loro voce. Razionale o appassionata, come quella della Sud nonostante lo 0-3 sabato sera: scelgano il timbro ma dicano dove vanno Mourinho, Tiago Pinto, i giocatori. Ma soprattutto dove va la Roma. Perché la scelta simultanea di Mou mentre stava uscendo Fonseca sembrò tanto decisionista e tempestiva, quanto favolosamente simbolo di una possibile nuove era per il club giallorosso sotto l’aspetto della pianificazione. Ora questo silenzio fa rumore e c’è il rischio che qualcuno lo interpreti come figlio di dubbi senza ancora risposte.