In Premier League la situazione sta sfuggendo di mano, con tante partite rinviate causa Covid: Conte e Guardiola non le hanno mandate a dire
Solitamente guardiamo alla Premier con ammirazione, per i ritmi così intensi e lo spettacolo in campo che lo rende il campionato più bello del mondo. Ma stavolta, in Inghilterra si sta vivendo un momento di vero e proprio caos dovuto alla nuova impennata di casi Covid. I diversi focolai hanno costretto la EPL a rinviare diverse partite, nelle scorse settimane ma anche nel ‘Boxing Day’ di domenica. Non si giocheranno infatti Liverpool-Leeds e Wolverhampton-Watford.
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La situazione è molto complicata, soprattutto perché ora c’è la sosta natalizia e i calendari sono ormai congestionati all’inverosimile. Per cui recuperare delle partite durante l’anno – con due coppe nazionali oltre al campionato e tre competizioni europee – si presenta una missione quasi impossibile. Per questo nella giornata di ieri si è tenuta una riunione tra i club e la Premier League. Gli allenatori hanno sollevato la questione appunto dei calendari fitti e del conseguente pericolo al benessere dei calciatori. Nel frattempo è stata diramata anche una guida ufficiale sui criteri che servono a decidere se accettare o meno la richiesta di rinvio, ma le polemiche continuano a galoppare.
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Oggi ne ha parlato in conferenza anche Antonio Conte, manager del Tottenham che dopo un iniziale abbottonamento non le ha mandate a dire: “Devo essere onesto, penso che sia stato un incontro in cui abbiamo provato a parlare, e alcuni allenatori hanno provato a parlare e chiedere soluzioni. Ma credo che tutto fosse stato già deciso. Per cui sì, è stata una perdita di tempo perché quando davanti a te hai un muro, puoi chiedere e parlare di quello che vuoi, ma ogni decisione è stata comunque già presa”. Anche l’allenatore del Norwich Dean Smith, che sarà costretto a giocare due partite in 48 ore nonostante la richiesta di rinvio, ha tuonato: “È una follia, qui stiamo entrando in una situazione pericolosa mettendo a rischio la salute dei calciatori”.
Anche Pep Guardiola però non si è risparmiato, anzi: “Giocatori e dirigenti tutti insieme devono fare qualcosa, perché le parole da sole non bastano più. Ormai gli affari sono diventati più importanti del benessere dei giocatori, ognuno decide per se stesso. Forse – sottolinea il manager del City al ‘Daily Star’ – i sindacati dovrebbero dire: ‘Ok, non giocheremo finché non verrà risolta questa situazione’. Sì, ci vorrebbe uno sciopero”. Ma a Guardiola non va giù anche un altro fatto: “La Premier è l’unico campionato che non ha adottato le cinque sostituzioni e ne abbiamo solo tre“.
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