Inter-Liverpool è la partita di un grande ex nerazzurro, che presenta la sfida ed elogia la mentalità di Simone Inzaghi
Vigilia di Inter-Liverpool, grande appuntamento degli ottavi di finale di Champions League. I nerazzurri tornano a questo punto della competizione dopo ben dieci anni, sfida proibitiva ai ‘Reds’, tra i favoriti d’obbligo del torneo, ma i campioni d’Italia vogliono provarci.
“Dura ma non impossibile”, secondo un grande doppio ex della sfida, Paul Ince. L’inglese per due anni (dal 1995 al 1997) gioco in maglia Inter per poi trasferirsi al Liverpool. “Non è una bella partita per me, non so proprio scegliere da che parte stare – spiega alla ‘Gazzetta dello Sport’ – Per l’Inter il problema sono i tre davanti. Bisogna sfruttare la magia di San Siro e vincere, poi ad Anfield nessun risultato è al sicuro. Sugli esterni, c’è la possibilità di far male. L’assenza di Barella pesa tantissimo, è un giocatore totale. Ma c’è un solo ‘governatore’ (il suo soprannome all’Inter, ndr)”. Sul lavoro di Simone Inzaghi: “Mi piace molto, si avvicina a Klopp, ha classe e passione. La sua squadra è più tecnica di quella di Conte. Il suo addio mi ha stupito, anche se ha bisogno di acquisti su misura. Lukaku? Al suo posto non me ne sarei mai andato”.
C’è spazio anche per uno sguardo sul passato, con un po’ di nostalgia: “Non sarei mai andato via, ho dovuto solo per ragioni familiari – racconta – Ancora oggi me ne dispiaccio. Moratti aveva un cuore d’oro, mi avrebbe tenuto a qualunque costo. Zanetti è incredibile, siamo arrivati insieme e lui è ancora lì. Ancora canto il coro che la curva mi aveva dedicato”. Il retroscena sul figlio Tom, esterno offensivo oggi al Reading, vicino all’Inter qualche anno fa: “Nel 2014 sarebbe potuto arrivare, aveva 22 anni, non si è sentito pronto”.
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