Il conflitto in terra Ucraina continua a riempire le prime pagine dei quotidiani scatenando inevitabili reazioni in ogni zona del mondo. Non ne è esente il calcio che sta prendendo i primi provvedimenti. La presa di posizione di Szczesny
Sono giorni di tragedia in Ucraina in virtù del conflitto scatenato dalla Russia nei giorni scorsi. Un evento di portata internazionale che sta scatenando reazioni in ogni parte del globo e da ogni campo. Non ultimo il calcio con il cambio di sede per la finale di Champions ma anche la decisione della Federcalcio polacca di boicottare lo spareggio mondiale contro la Russia.
Tra i primi calciatori polacchi ad avallare la scelta con un messaggio forte sui social c’è stato il portiere della Juventus, Wojciech Szczesny che ha pubblicato un lungo post su Instagram: “Mia moglie è nata in Ucraina, nelle vene di mio figlio scorre sangue ucraino, parte della nostra famiglia si trova ancora in Ucraina, molti dei miei collaboratori sono ucraini e sono tutti persone eccezionali. Vedere la sofferenza sui loro volti e la paura per il loro paese mi fa capire che non posso rimanere fermo e far finta di nulla. Nel momento in cui Putin ha deciso di invadere l’Ucraina ha dichiarato guerra a tutti i valori che l’Europa rappresenta: libertà, indipendenza, ma soprattutto pace”.
Il lungo messaggio di Szczesny prosegue sottolineando l’intenzione di non giocare contro la Russia: “Il 26 marzo era in programma la gara di playoff per il Mondiale in Qatar e anche se il mio cuore si spezza a scrivere questo, la mia coscienza non mi permette di giocare. Rappresentare il proprio paese è il più grande onore nella carriera di un calciatore, ma è pur sempre una scelta. Mi rifiuto di giocare contro giocatori che scelgono di rappresentare i valori e i principi della Russia. Mi rifiuto di stare in piedi sul campo, indossando i colori del mio paese e ascoltando l’inno nazionale russo. Mi rifiuto di prender parte a un evento sportivo che legittima le azioni del governo russo. So che il mio impatto può essere solamente simbolico, ma chiedo a FIFA e UEFA di intraprendere un’azione e ritenere la federazione russa responsabile delle sue azioni”.
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