Roberto De Zerbi racconta ancora il calvario del viaggio che lo ha riportato in Italia e lancia un messaggio a tutti i club che lo hanno cercato
Dall’Ucraina continuano ad arrivare purtroppo immagini drammatiche, tra combattimenti, bombe e milioni di persone in fuga. Roberto De Zerbi, dopo giorni complicati, è riuscito a lasciare il paese insieme ad alcuni calciatori e tornare in Italia. L’allenatore dello Shakhtar torna a raccontare l’incubo e il tormento che sta ancora vivendo: “Guardo tutto. Dalla mattina alla sera. Non riesco a vedere altro, nemmeno le partite. Provo un grande vuoto“.
L’ex mister del Sassuolo racconta le settimane precedenti agli attacchi, le avvisaglie e le esercitazioni russe a cui avevano fatto seguito le rassicurazioni in Ucraina ma anche il piano di fuga preparato dall’Italia. Nell’intervista a ‘La Gazzetta dello Sport’, De Zerbi torna poi anche sulle tappe del viaggio fino in Ungheria prima di prendere l’aereo verso Bergamo. “Mi ha dato fastidio che non abbiano permesso agli atleti paralimpici russi di gareggiare a Pechino: hanno un’occasione di riscatto ogni quattro anni e gliel’hanno tolta. E poi vedere che il campionato russo continua mi fa ribollire il sangue. Dinamo Mosca e Sochi erano nel nostro hotel ad Antalya. Loro giocano e noi siamo bombardati. Non è giusto. E nessuno dei grandi nomi dello sport russo si è espresso contro la guerra. Esporsi a volte è un dovere”.
Ma Roberto De Zerbi parla apertamente anche del proprio futuro e dei giocatori dello Shakhtar Donetsk, che hanno la possibilità di chiudere la stagione altrove, come accordato dalla Fifa. Il tecnico bergamasco racconta: “I brasiliani sono depressi, vorrebbero giocare. Qualche club mi ha chiamato per averli: mi ha dato fastidio. Ho avvertito i ragazzi: non sbagliate a firmare quando i vostri compagni sono sotto le bombe. Vi comportereste male. Ok mister, mi hanno risposto”.
Quanto a lui: “Mi hanno cercato delle squadre all’estero, non ho voluto neanche parlarne. Sì, abbiamo ricevuto una lettera con cui il club ci ‘libera’. Ma ora non ho l’animo. Non riesco a pensare a un’altra squadra. Ho fatto sette mesi in un Paese, non si cancellano in dieci giorni. Anzi: se dovesse riprendere prima o poi il campionato ucraino, mi piacerebbe fare un altro anno allo Shakhtar, se mi volessero ancora. Ha la priorità assoluta, aspetto finché ci sarà la possibilità di tornare. Qualunque fosse la squadra, anche senza i brasiliani, anche se non volessero o potessero puntare a vincere. Sarebbe importante per me. Perché ci hanno costretto a scappare come i ladri, ma noi abbiamo lavorato. I ladri, i delinquenti sono i russi che ci hanno invaso”.
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