Lazio, Sarri più lontano: tre possibili opzioni in Serie A in caso di separazione tra società e tecnico
Il derby, a Roma più che mai, amplifica. Nel bene e nel male. C’è da dire però che un fronte di discussione su Sarri e la Lazio era già aperto. Gestito, celato, anestetizzato da una fila di risultati importanti, ma il tema è sempre stato sul piatto.
Vuoi se letto dentro al dualismo un po’ forzato tra il tecnico toscano e il ds Tare, vuoi per certe riflessioni da cui il presidente Lotito si è fatto prendere pur essendo stato lui a puntare sulla svolta Sarri in estate. La sconfitta con la Roma in qualche modo ha svelato certi squilibri del progetto avviato a giugno.
Poi bisogna leggerla dalla prospettiva ritenuta più giusta: la società magari ritiene che il tecnico non abbia lavorato su alcune risorse tecniche a disposizione (Radu, Kamenovic, Escalante, Muriqi) mostrando in assoluto troppo integralismo. Sarri penserà, dal suo punto di vista, a due sessioni di mercato secondo lui al di sotto delle attese (e forse delle promesse). Di certo ci sono certi allenatori (e Sarri è uno di questi) che se li prendi sai anche quanto siano cristallizzati nelle loro idee.
Fatto sta che la squadra biancoceleste ora rincorre l’Europa (ed ha ancora tutte le possibilità di prendersela), è uscita dalle Coppe e rischia di far peggio della stagione scorsa. Stando ai numeri la Lazio ha subito più gol del Torino e del Bologna, solo una rete in più del Verona e due in più del Genoa. Si può essere il secondo attacco del campionato, ma se poi si ha la decima difesa della Serie A il punto è che l’equilibrio viene a mancare e il Sarrismo (almeno nei meccanismi senza palla) ancora latita. Qualcosa fa dire che la scintilla con la squadra non sia davvero mai scoccata. Più volte abbiamo sentito i giocatori dichiarare “siamo vicini all’idea di calcio del mister”, che se vogliamo è un modo per rimarcare una distanza di partenza.
E se non sono bastati nove mesi per entrare nel progetto del tecnico toscano, ci si chiede cosa altro possa servire. Se non interpreti diversi, stando al pensiero dell’allenatore. Prendiamo il caso emblematico di Muriqi che dalla Spagna elogia il tecnico della Lazio, gli riconosce onestà intellettuale ma poi spara una sentenza che può fare luce su allarme (condiviso anche in società? chissà). “Per Sarri tutti possono sbagliare, ma il suo sistema di gioco non ha difetti”. E questo può essere il nodo su cui si può incagliare il progetto alla Lazio.
In questo momento il tecnico sembra più debole del direttore sportivo. La garbata incompatibilità tra i due non è più un tema. Bisogna solo capire se Lotito non deciderà per una rivoluzione profonda, cambiando entrambi, oppure rinsalderà il legame con Tare arrivando ad una scelta diversa per la panchina: Italiano, Thiago Motta (monitorato attentamente dal Psg), Sergio Conceiçao e Mihajlovic tra gli ex, sono piste per ora valutabili solo sulla carta. Per nessuno sono stati avviati dialoghi più o meno ufficiali. Perché non è del tutto chiaro quale sarà la determinazione finale. E perché Italiano è saldissimo a Firenze e la sua posizione appare oggettivamente inattaccabile dall’esterno (Commisso ringhia), gli altri tre hanno scenari aperti anche altrove.
In tutto questo pende la vicenda rinnovo (di Sarri) che slitta, slitta e slitta ancora. Anche questo non può non essere un segnale. O Lotito lo spazza via con una delle sue mosse a sorpresa, o il sospetto, con due settimane di sosta del campionato, potrà solo alimentarsi. Anche perché in tutto questo un’altra domanda non ha una risposta precisa: Sarri, cosa vuole fare davvero?
Giorgio Alesse
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