L’addio a parametro zero, dopo la scadenza dei contratti, sta diventando la normalità anche in Serie A. Ora si può
Il calcio che avanza dà segnali nuovi al mercato. In controtendenza rispetto a quelle che erano le abitudini su ci si era un po’ tutti adagiati. Sarà la pandemia, che ha focalizzato ancor più gli occhi dei club su bilanci e segni meno, sarà il mondo che cambia, ma se guardiamo a quel che accade da un po’ di mesi a questa parte i segnali sembrano inequivocabili.
La corsa al rinnovo sempre e comunque non è più di moda, anzi. È su un aspetto consequenziale a questo – e se vogliamo più dirompente – che vogliamo puntare un riflettore e… riflettere. Sembra crollare il caposaldo della scadenza, onta da evitare fino a poco tempo fa, o traguardo a cui arrivare con un accordo in tasca che tutelasse i club. Sono cambiati i rapporti di forza? Può essere. Come può essere che i calciatori e i loro manager non abbiano voluto cogliere gli effetti economici di questa pandemia continuando a viaggiare sull’onda di cifre che il sistema ornai fatica a sostenere. E quindi sceglie di non sostenere.
Guardiamo a cosa è successo la scorsa estate: il Milan ha perso Donnarumma e Calhanoglu alla fine dei loro rispettivi contratti. E qualche mese dopo, arriviamo a questi giorni, ha vissuto lo stesso identico percorso che ha portato alla separazione con Franck Kessie, diretto a Barcellona. Il portiere. con il quale il tira e molla è stato lunghissimo, alla fine si è accasato al PSG dove peraltro non sta vivendo una grande stagione, anzi. La valutazione economica alla fine ha virato su un portiere comunque giovane (26 anni) come Mike Maignan, scuola PSG e protagonista con il Lille campione di Francia, al quale il club rossonero ha riconosciuto 15 milioni per il cartellino e un ingaggio che rappresenta un quarto di quanto chiesto da Donnarumma in sede di trattativa. E pazienza, arrivando a Calhanoglu, se il centrocampista turco ha… scavalcato i Navigli per mettere la maglia dell’Inter. Anche a lui era stata formulata un’offerta restituita al mittente, come a Kessié nei mesi scorsi. Questo per dire che il Milan ci ha provato, ma alla fine non si è disperato: ha cercato e cercherà altrove.
Da Dybala e Kessie a Donnarumma e Insigne: il calcio che cambia
E pensare, per cambiare maglia ma non indirizzo, che la Juventus è arrivata a non formularla nemmeno la proposta di rinnovo. A chi? Mica uno qualunque, Paulo Dybala, la Joya che in mano all’orefice Allegri ha brillato al di là dei guai fisici e che tra le grinfie dell’ad Arrivabene si è squagliata dentro una sorta di “non gli abbiamo fatto un’offerta al ribasso per non offendere la sua storia da noi”. Un addio nell’aria? Si può dire perché è così: nelle ultime stagioni Dybala è passato dalla Premier al Barcellona, con una quotazione tra i 100 e 120 milioni rispetto alla quale la Juventus storceva anche un po’ il naso. E dalla Juve al Napoli il segnale non cambia: con Insigne si parla, si riparla, schermaglie e alla fine Toronto, perché Lorenzo un’altra maglia in Italia non vuole metterà. Via anche lui a zero, un’altra bandiera anzi la bandiera più di tutti in questo viaggio tra i parametri zero d’elite.
Una volta i dirigenti tendevano a ragionare in maniera diversa: se devo perdere a zero un mio giocatore per andare a cercarne un altro da strapagare al club di turno e con cui impostare un nuovo rapporto economico, alla fine meglio ragionare sul mantenersi lungo la strada conosciuta e trovare il modo per andare avanti. Ora l’inversione di tendenza è piuttosto netta. Significa che le bandiere nel calcio non contano più? No, non proprio. Significa semmai che il mercato è cambiato ovunque e che si possono trovare alternative a costi che ora paiono più calmierati. In qualche modo tutto ciò potrebbe tornare ad esaltare il lavoro di scouting e di ricerca che da sempre è stato il valore del calcio e che certi modelli (uno su tutti il PSG delle stelle) hanno provato a prendere a spallate fino a capire a proprio spese, che non sempre mettere in fila le figurine migliori ti fa alzare i trofei. Una certa miopia – dalla parte dei calciatori – ha lavorato forse inconsapevolmente, senza saperlo leggere fino in fondo, verso un indirizzo che arrivato ad un certo punto del percorso, svilisce il valore del cartellino. Dove porterà questa nuova strada è ancora tutto da capire, ma lo stravolgimento della rotta va registrato. È il calcio che cambia.
Giorgio Alesse