L’Italia fallisce ancora la qualificazione ad un Mondiale, per la seconda edizione consecutiva. Senza Spinazzola successi solo ai rigori o con la Lituania
Vogliamo chiamarlo effetto Spinazzola? A dire il vero, siamo abituati a ragionare sull’efficacia degli attaccanti per valutare la forza di una squadra, sia di club, sia la Nazionale.
E l’immagine che fa più male di ieri sera a Palermo, con la Macedonia del Nord a vestire i panni certamente più dimessi della nuova Svezia (che spazzò via dal precedente Mondiale l’Italia di Ventura), è proprio l’inconcludenza delle nostre punte, da Berardi, a Insigne, allo stesso Immobile che evidentemente può anche avere il diritto di essere finito in un cono d’ombra di un’altra stagione segnando tanto (sempre più nella Lazio che in azzurro). Le domande sarebbero tante: perché non Pellegrini dal primo minuto, puntando anche su Raspadori, Scamacca, attaccanti in fiducia. Ma le domande, di fronte a questo nuovo fallimento, se le può portare anche via il vento. Oppure arriverà il tempo per rispondere. I numeri invece sono lì e alcune volte svelano realtà impietose.
Non sarà un aspetto squisitamente tecnico e tattico? Ci sarebbe da eccepire, ma andiamo avanti. Vogliamo farne un banale talismano? Sinceramente troppo poco. Fatto sta che quando Leonardo Spinazzola comincia il suo calvario con il tendine d’Achille è il minuto 79 del quarto di finale dell’Europeo che l’Italia già vince 2-1 con il Belgio. E andrà in semifinale. Ricordiamo tutti sul campo come sono finite le gare con Spagna e Inghilterra: entrambe 1-1, entrambe vinte ai rigori. Poi il cammino che avrebbe dovuto portarci ai Mondiali in Qatar: pareggi con Bulgaria, Svizzera (all’andata e al ritorno) e Irlanda del Nord, segnando sempre con il contagocce (2 reti) e la sconfitta di ieri. Ad illuderci forse, ma sarebbe ancor più colpevole averlo fatto, il 5-0 alla Lituania.
L’Italia non sa più vincere
E già, riscorrete il cammino azzurro tra l’Europeo vinto (che resta una grande vittoria) e la strada per il secondo Mondiale a fila che non per l’Italia c’è più e vedrete che senza Leonardo Spinazzola in campo gli azzurri hanno infilato, sei pareggi, una sconfitta fatale e una sola vittoria contro la malcapitata Lituania, che solo per informazione, è abbondantemente oltre la centesima posizione nel ranking FIFA. Sarà solo un dato statistico? O magari ci si può leggere l’espressione di un ruolo chiave, di un calcio più libero e meno borghese, meno pieno di sé. Una… Spina – come si è detto più volte – nel fianco degli avversari, capace di garantire superiorità numerica, variabilità di soluzioni e scelte.
Sarà un po’ l’uno un po’ l’altro, ma intanto, piuttosto che rievocare l’Europeo vinto in una notte che certifica un nuovo, pesante fallimento, o – peggio – far sapere che il mandato presidenziale continua (blindato anche da scelte politiche recenti) auguriamoci che intanto torni al top Spinazzola: per lui, per Leonardo e per l’Italia che deve leccarsi le ferite. Non c’è dubbio che sia lo stesso augurio di José Mourinho per la sua Roma.
Giorgio Alesse