Si fa festa anche durante la conferenza stampa post gara di Jose Mourinho: l’invasione dei calciatori giallorossi
La festa della Roma non finisce mai: ecco come i giocatori hanno interrotto e chiuso la conferenza stampa di Mourinho.
La gioia enorme della Roma dura e durerà ancora a lungo. Prima in campo, poi anche negli spogliatoi e infine in sala stampa. Durante la conferenza postpartita di Jose Mourinho, i giocatori hanno fatto letteralmente irruzione con la musica e ovviamente stappando lo champagne per continuare la festa. ‘Campeones’, gridano tutti insieme al loro allenatore. Poi la festa, tutti saltano, alla fine escono e portano via anche José Mourinho, sommerso d’affetto oltre che di spumante. E i cori continuano dedicati proprio allo Special One. La festa è solo all’inizio.
LA CONFERENZA – Mourinho aveva già risposto a diverse domande in conferenza stampa: “La nostra squadra ha fatto 55 partite, Rui Patricio ne ha giocate 54 da 90 minuti, è assurdo. Altri ne hanno fatte più di 40 o 45 e siamo arrivati alla finale in queste condizioni estreme di stanchezza fisica e mentale. Ma su quella mentale siamo riusciti a lavorarci, rendendola molto ben nascosta. La stanchezza fisica è più difficile e per batterla ci vogliono caratteristiche emotive di un gruppo fantastico, eccezionale. Io ricordo quando mi hanno offerto una cena, io gli ho detto che al 100% la stagione sarebbe finita in modo speciale ed è stato così”.
“Nel secondo tempo eravamo in difficoltà, ma non solo fisicamente perché non sarebbe giusto nei confronti degli avversari che hanno giocato bene, ci hanno messo in difficoltà, costringendoci a cambiare il nostro modo di giocare. Voglio fare i complimenti al Feyenoord, come noi hanno giocato 15 partite fin dall’inizio, come noi hanno fatto una grande semifinale e hanno dato un prestigio nuovo di una competizione nuova che oggi è diventata importante. Per me semifinale e finale di Conference League non è neanche paragonabile all’Europa League, con tutti il rispetto per l’Eintracht e le altre. Oggi abbiamo fatto la storia, questa squadra non era fatta per raggiungere la Champions, non avevamo una rosa sufficientemente forte ed esperta non opzioni diverse. Il nostro lavoro era migliorare la classifica dell’anno scorso e andare Europa League. Dovevamo fare la storia, e la storia non è giocare la finale. Ho condiviso con i ragazzi anche le mie finali perse e ogni volta che l’ho persa mi sono detto ‘ma che ci faccio qui?’ Abbiamo vinto, i ragazzi hanno dato tutto. Un peccato che vadano ora in nazionale, perché se hanno le stesse energie che ho io dovevano direttamente andare in spiaggia. Invece devono giocare”.
La vittoria più bella? “Ho vinto coppe europee con quattro club diversi. Vincere con il Manchester United, anche se non era il vero Manchester United, è una cosa quasi naturale. Vincere la Champions col Porto non è normale e fa la gioia di un popolo. Vincere la Champions con l’Inter la stessa cosa e vincere oggi con la Roma fa la gioia di un popolo. E questo ha un significato speciale”.
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