L’avvocato e intermediario Camillo Autieri ha spiegato nel dettaglio i termini della cessione del pacchetto di maggioranza del Milan a Red Bird di Cardinale
A Calciomercato.it l’avvocato e intermediario Camillo Autieri ha fatto chiarezza in merito alla cessione del pacchetto di maggioranza del Milan da parte di Elliott a Red Bird di Gerry Cardinale avvenuta ufficialmente il 1° giugno scorso.
“Il 1 giugno scorso c’è stato l’annuncio e il closing dovrebbe avvenire entro settembre di questo anno, per un prezzo di vendita che si aggirerebbe intorno al miliardo e 200 milioni di euro. Elliott manterrà una quota di minoranza stimabile tra i 20 e il 30% e il gruppo RedBird si farà forte anche di una concessione da parte di Elliott di un vendor loan da circa 200/300 milioni di euro. Quest’ultimo aspetto – sottolinea Autieri – ha creato qualche illazione sopratutto per una cattiva interpretazione dell’istituto del vendor loan.
È giusto il caso di fare chiarezza su questo strumento finanziario che invece è decisamente conveniente ed estremamente di uso in operazioni di M&A e di acquisizioni societarie altamente strutturate. Grazie al vendor loan si ricorre semplicemente ad un prestito (di una parte del prezzo totale) concesso dal venditore, senza far ricorrere l’acquirente al circuito bancario. Nel caso dell’acquisizione del Milan, dopo le positive diligence effettuate dai gruppi J.P. Morgan e Bank of America, interpellati esclusivamente come advisor finanziari, il gruppo Elliot ha concesso alla RedBird questo vendor loan ad un tasso compreso tra il 6/7% e che permetterà, per questa minore quota del prezzo complessivo, il finanziamento (o parte di esso) per l’acquisizione del Milan, consolidando appunto la partnership e il rapporto (anche obbligazionario) tra venditore ed acquirente.
Da quello che si legge sembrerebbe previsto anche un premio per Elliott che dovrebbe aggirarsi intorno al 5/6% qualora l’attuale acquirente (RedBird) rivenderà il Milan ad un prezzo superiore a quello attuale di di compravendita, quindi ad un prezzo maggiore di € 1.200.000.000,00. Personalmente, invece, non credo a un’ipotesi di earn out, altro strumento finanziario a volte confuso con il vendor loan, ma che soggiace a step preordinati di raggiungimento di determinati obiettivi. Tornando al vendor loan, trattasi pertanto di un finanziamento che il venditore concede all’acquirente, il quale reinvestirà parte del prezzo ottenuto (o tutto) nella medesima operazione di compravendita.
In questo modo si riduce (o come nel caso che ci occupa, si azzera) l’esposizione con le banche e, nel caso di Elliott, si garantisce una presenza attiva nella società acquirente dei soci venditori (nel futuro C.d.A. saranno infatti presenti membri di Elliott) e l’acquirente, con l’investimento di parte del prezzo nella società, crea con i venditori un vincolo concreto ed economico, strutturando e consolidando ancor più le obbligazioni inserite nei patti parasociali che credo compongano, completino e facciano parte delle carte dell’operazione, aumentandone esponenzialmente il valore obbligatorio/obbligazionario.
Ma lo strumento del vendor loan è anche conveniente per il venditore in quanto c’è sì un differimento del pagamento, ma è un differimento che lo rende per sua natura e per il rapporto obbligazionario che si consolida con l’acquirente, garantito e certo”.
Autieri si è espresso anche per quanto riguarda la costruzione del nuovo stadio, obiettivo prioritario di Red Bird. “Credo sia pacifico il fatto che qualsiasi fondo acquisti una società o ne rilevi le quote ambisca alla costruzione di un proprio stadio, per ovvie ragioni di marketing, di immagine, di appartenenza e di esclusività. Le società milanesi mi sembra di ricordare che hanno sottoscritto una convenzione con il Comune di Milano che dovrebbe scadere nel 2030 e, pertanto, hanno altri 8 anni di oneri riferibili alla gestione dello Stadio San Siro. Il Comune di Milano pare abbia formalizzato una richiesta alle società di circa 11 milioni, per il decennio appena trascorso, solo a titolo di differenze residuali annuali delle manutenzioni dello stadio. Le condizioni di recesso da questa convenzione, firmata credo nel 2000, pare siano estremamente rigide e se non se ne parla credo che siano davvero importanti dal punto di vista economico e non convenienti per un proprietario neanche sottoforma di transazione, a meno di una apertura del Comune di Milano.
Soluzioni alternative le due squadre milanesi le stanno valutando, soprattutto il Milan ultimamente pare abbia individuato nell’area di Sesto San Giovanni una location idonea, con addirittura una prima supervisione fatta direttamente dal nuovo proprietario del Milan assieme al sindaco di Sesto, per capirne le reali possibilità e potenzialità. Per la costruzione dello stadio, con prevedibile capienza attorno ai 70.000 posti, andrebbe prevista una integrazione in una zona cittadina già altamente urbanizzata e, per questo, si sarebbe individuato nell’architetto Norman Foster il tecnico giusto, in quanto artefice già di moltissime opere nella zona di Sesto e, pertanto, pare possa essere incaricato per progettare il nuovo stadio (abbandonando la progettualità proposta da Populous), cercando di mantenere anche un asset ambientale omogeneo e compatibile con le strutture già esistenti.
Sembrerebbe anche che il gruppo RedBird e Hines (che è il gruppo di sviluppo immobiliare dell’area di Milano Sesto) abbiano già iniziato dei colloqui, essendo tra l’altro ambedue di proprietà americane, per la predisposizione e la progettualità dell’operazione.
Ovviamente la possibilità dello stadio di proprietà a Sesto San Giovanni è una possibilità che, a differenza della ristrutturazione dello stadio San Siro, comporterebbe una proprietà esclusiva del Milan, con ovvi ritorni esclusivi per la società di mr. Cardinale, in una zona “viva” parte del tessuto cittadino milanese ed estremamente vicina a tutte le principali attrazioni ed ai punti nevralgici e di maggiore interesse della città.
Se si analizza dal punto di vista burocratico – aggiunge Autieri in conclusione – l’iter per lo stadio a Sesto San Giovanni è certamente più snello in quanto trattasi di area privata e quindi non soggetta a tutte le innumerevoli carte necessarie, amministrative e burocratiche, come invece sono (giustamente) richieste per la ristrutturazione di San Siro, circostanza che fa dell’ipotesi di ristrutturazione quella attualmente più ardua e meno agibile”.
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