Analizziamo cosa è successo durante Napoli-Lecce e perché il match giocato al Diego Armando Maradona poteva essere ripetuto
Secondo pareggio di fila per il Napoli di Luciano Spalletti che davanti ai propri tifosi non è andato oltre l’1-1 contro il Lecce. Dopo lo 0-0 del Franchi contro la Fiorentina, per gli azzurri si tratta una prima leggera battuta d’arresto in seguito ad un avvio di stagione che era stato brillante sia sotto il piano del gioco che dei risultati ottenuti.
In ogni caso, dopo quattro giornate di campionato, in classifica non vi sono squadre a punteggio pieno, con la Roma momentaneamente in testa davanti all’Inter e il Napoli con 8 punti al terzo posto insieme a Juventus, Milan e Lazio, in attesa del match di questa sera tra Atalanta e Torino che potrebbe nuovamente modificare le posizioni ai piani alti.
A parte la Fiorentina che ha incontrato qualche difficoltà di troppo anche a causa del doppio impegno ai playoff di Conference League, le formazioni che alla vigilia del campionato venivano date tra le favorite hanno pienamente rispettato i pronostici. Nel caso del Napoli, nonostante le perplessità per via dei tanti addii importanti annunciati in estate, i nuovi acquisti hanno subito avuto un impatto disarmante nelle dinamiche di gioco della squadra allenata da Spalletti. Ieri sera, però, gli azzurri nulla hanno potuto contro un Lecce che si è confermato ancora una volta in questo avvio di campionato una squadra tosta per chiunque da affrontare, sia in casa che in trasferta.
Serie A, cosa dice la Regola 14 e perché Napoli-Lecce rischiava di ripetersi
Parlando del match, va spiegato perché effettivamente Napoli-Lecce ha rischiato di rigiocarsi. Si fa riferimento al calcio di rigore eseguito da Colombo, il quale rientra nei casi normati dalla regola numero 14 del ‘Regolamento del Giuoco del Calcio’ dell’AIA, secondo cui “Dopo che i calciatori hanno preso posizione in conformità con questa Regola, l’arbitro emette il fischio per l’esecuzione del calcio di rigore”.
L’attaccante del Lecce aveva infatti insaccato al primo tentativo dagli 11 metri. Come ravvisato giustamente dall’arbitro Matteo Marcenaro, però, non vi era stato alcun fischio precedente all’esecuzione della battuta. Per cui, come sancito dal regolamento, il calcio di rigore doveva essere necessariamente effettuato di nuovo.
Qualora il direttore di gara non avesse ravvisato in diretta l’irregolarità dell’esecuzione, vi sarebbero stati gli estremi da parte del Napoli in un secondo momento per chiedere la ripetizione della partita. Ovviamente, grazie al tempestivo intervento dell’arbitro ha fatto ripetere il rigore poi fallito da Colombo, questo rischio è totalmente scongiurato.