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Lazio-Verona, Sarri e il dito medio: “Vi racconto la verità”

Maurizio Sarri prende la parola in conferenza stampa dopo la vittoria sofferta contro il Verona: la Lazio è a -3 dalla vetta

Una vittoria alla fine meritata e cercata, ma arrivata con grandissima fatica per la Lazio che sbatte contro un Verona arcigno e ben messo in difesa. Immobile e Luis Alberto riescono a venire a capo della squadra di Cioffi, non senza qualche apprensione anche nel finale.

Sarri © LaPresse

I biancocelesti, dopo il ko col Napoli rialzano la testa (in campionato, visto il 4-2 al Feyenoord in Europa League) e guardano alla trasferta in Danimarca. Ma anche stasera di elementi da discutere ce ne sono parecchi in conferenza stampa: “Partita difficile contro una squadra complicata, dinamica e aggressiva che viene a prenderti uomo contro uomo per tutto il campo e crea problemi nelle uscite da dietro. Problemi amplificati dalle condizioni del terreno di gioco che non è degno di rappresentare la città di Roma in Italia e in Europa. Bisogna sistemarlo, così non è da squadra professionistica”. Sulla partita: “La squadra è stata brava ad avere pazienza, solitamente in queste partite si spende molto in energie fisiche e mentali. E può accadere che l’intensità cali, per cui la squadra è stata brava. Oggi è stata una buona risposta da parte di tutti, belli solidi. Davanti siamo limitati e quindi si sta chiedendo tanto, forse troppo, a giocatori offensivi. Speriamo che Pedro rientri velocemente”.

Lazio-Verona, Sarri spiega il dito medio e dice la sua sul rigore

Sarri © LaPresse

Poi Sarri spiega l’immagine che sta facendo il giro del web che lo ritrae mentre fa il dito medio verso la panchina del Verona: “Io il direttore (il team manager dell’Hellas Alessando Mazzola ndc) lo consoco da tempo. Mi è sembrato di aver visto un gesto a dirmi mettiti a sedere’. Poi dopo ci siamo spiegati e gli ho detto il motivo, lui mi ha risposto ‘ma che mettiti a sedere, ti dicevo solo stai calmo’. E io gli ho detto che ho replicato con un ‘mettiti a sedere te!’ Ci siamo scusati e abbiamo riso dell’episodio”. Tutto rientrato quindi. Su Luis Alberto: Quando entra fresco contro squadre che calano intensità fa valere il doppio le sue qualità tecniche. È chiaro che è entrando è decisivo in certe situazioni. I lanci di Provedel? Si doveva uscire lunghi ma col pallone a terra. Poi il Verona ti porta a cercare questa soluzione, ma noi non dobbiamo cercarla costantemente”.

Sarri poi continua: “In questo momento sono più contento della solidità difensiva che dei gol che si fanno. Ne puoi fare 70-100 ma se ne prendi tanti non conta niente. Se si riuscisse a invertire la tendenza, poi fare 75 o 80 gol non cambierebbe niente, i punti arriverebbero lo stesso. Poi quando ci sono i 45 minuti col Feyenoord sono contento perché è il calcio che amo, però anche oggi mi piace“. Sull’alchimia con i tifosi: “Quando in un posto ti trovi bene per un allenatore non è semplice, quando senti di essere nel tuo ambiente i meriti sono di tutti. Io le persone che trovo davanti a Formello sono sempre molto affettuose, ho un rispetto enorme per questa tifoseria. L’ambiente ho cominciato velocemente a sentirlo mio, di essere parte di loro e dell’ambiente Lazio. Questo mi dà gusto”.

Sarri e il rigore su Kallon: “Secondo me è successo che…”

Sarri parla poi anche del possibile rigore su Kallon: “Secondo me Cancellieri ha messo il corpo tra lui e la palla, ma ero a 80 metri alla panchina opposta. Non ho avuto infatti la paura che desse rigore contro, però non l’ho ancora rivisto. Var? Io è da tre anni che non ho capito niente”. Infine su Casale e Marcos Antonio: “Casale ha fatto 5 minuti nervoso e impacciato, poi si è sciolto. Marcos ha fatto una partita non ideale per le sue caratteristiche ma nonostante questo è un ragazzo di palleggio e personalità, non si nasconde mai, vuole la palla anche con gli uomini addosso. Sono prestazioni che ci danno fiducia per il futuro. Siamo la squadra che corre di più e fa alta intensità, la Lazio sta bene e se sbaglia le partite lo fa mentalmente non fisicamente”.

Francesco Iucca

Giornalista pubblicista, dal 2013 inseguo un sogno. Sempre alla ricerca di 'cosa c'è dietro'. Tengo alla lontana quelli che 'Il calcio è solo un gioco', ma Roger Federer è il mio dio. Totalmente dipendente dal calciomercato e dall'adrenalina dell'ultimo giorno. Amo la musica, cantante a tempo perso.

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