Adesso Massimiliano Allegri non è più solo un tema sul tavolo dei tifosi della Juventus
Non è più solo l’hashatag virale AllegriOut. Ora, da dopo ieri sera, i sussurri bianconeri dicono che il tecnico sia sotto l’esame e la discussione interna della dirigenza. Passi la battuta con cui l’ad Arrivabene liquida sorridendo il giovane tifoso che gli chiede di esonerare l’allenatore tornato dall’inizio della stagione scorsa… “Lo paghi te l’altro”.
Passi, ma fino a un certo punto: freudianamente il dirigente della Juventus potrebbe aver detto qualcosa che inevitabilmente frulla nella testa dei vertici di fronte al tema di una possibile sostituzione. Di certo, però, dopo la sconfitta interna con il Benfica, certe incongruenze sul gioco, i cambi e alcuni labiali post gara dentro la squadra (leggi Di Maria-Milik e il “ma perché ti ha sostituito?”) hanno alzato l’asticella dell’attenzione e alimentato dubbi più o meno ben soffocati.
Vista dalla parte della dirigenza la Juventus ha messo a disposizione di Allegri (rivoluto da Andrea Agnelli al timone) la squadra che voleva: dentro Bremer, Pogba (che ora non c’è, ma tornerà), Di Maria, Paredes, Milik, non c’è Szczesny ma Perin sta facendo molto bene il suo. Insomma, alle richieste dell’allenatore la società ha risposto presente. Il campo però sta mandando segnali diversi, insoddisfacenti e il “silenzio e lavorare” lanciato da Allegri non deve aver convinto fino in fondo chi deve disegnare le strategie del club.
Dal canto suo l’allenatore non è quello che andò via tre anni fa da vincente e padrone assoluto della scena dopo un ciclo magico di vittorie in Italia (non in Europa), è tornato in un ambiente che evidentemente può in maniera inconscia aver saturato la sua ambizione, la sua forza nell’incidere. Quello di oggi è un calcio diverso, modificato dal Covid, dai cinque cambi, Allegri sta metabolizzando una serie di segnali dall’interno di un mondo che a lui può solo chiedere più di quanto ha preso nel momento del primo addio. Almeno nuovi scudetti (e non sembra la via) e sicuramente un percorso virtuoso in Champions che una partita come ieri sera ha semmai mortificato. Una certa aria di crisi, inutile nasconderselo, si respira. E in casa Juve non sono abituati a far decantare i momenti di difficoltà, ma semmai ad affrontarli.
Adesso lo step minimo indispensabile per ripartire è quello di vincere a Monza. Cosa accadrà di qui in un futuro non è più certo: prima la questione sembrava una roba tra tifosi, con la prospettiva di sfruttare la clausola di metà contratto (al biennio su quattro anni) e di fronte ad un epilogo insoddisfacente dirsi addio in anticipo. La voce che porta a Diego Simeone, per la nuova stagione, non è un chiacchiericcio, ma coincide con un gradimento datato. Cosa offre lo scenario se si dovesse arrivare a far precipitare le cose di qui a poco? Se si guarda ai top level allora c’è Tuchel appena liquidato dal Chelsea o Zidane, altro vecchio pallino che torna. Certo parliamo di profili con stipendi impegnativi a fronte dell’ingaggio di Allegri che lo è altrettanto (9 milioni).
C’è l’opzione che potrebbe portare a De Zerbi, contattato tempo dal Brighton, ma non facilmente realizzabile. Insomma l’attenzione adesso attorno all’allenatore della Juventus e al suo futuro è diventata molto alta. La dirigenza senza aprire ufficialmente il caso ne sta però dibattendo al suo interno. Sono scenari che obbligano a monitorare la situazione, con un rimpianto ben preciso: con Tudor libero non ci sarebbero stati dubbi sul prossimo allenatore della Juve.
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