La debacle interna contro il Benfica in Champions League ha dato il la ad una ridda di voci sul futuro della Juventus e di Allegri
Una sconfitta che continua a bruciare ardentemente quella patita ieri sera dalla Juventus, in casa contro il Benfica. La seconda consecutiva in Champions League, una cosa mai successa nella lunga e gloriosa storia della società piemontese.
Inevitabilmente, a finire sulla graticola come primo responsabile è stato l’allenatore Massimiliano Allegri. Tornato in bianconero nell’estate del 2021, il 55enne trainer livornese non è riuscito a incidere come avrebbe voluto e come sperava il presidente, Andrea Agnelli, amico e grande sponsor del ritorno di ‘Acciughina’ sulla panchina della Juventus, dopo i gloriosi anni post Antonio Conte, dal 2014 al 2019, conditi da molti successi. Adesso, la situazione appare essersi capovolta e questo inizio di stagione, che si somma al finale di quella scorsa, non sta convincendo per niente. Anzi.
Sono due tempi quelli da salvare come prestazione: il primo contro la Roma, risultato finale 1-1, e il secondo contro il Paris Saint-Germain, sconfitta per 2-1 a Parigi. Non il massimo per una squadra desiderosa di tornare a vincere nell’anno del centenario, per espressa ammissione di Allegri alla fine della scorsa annata dopo i ‘zeru tituli’, per dirla alla José Mourinho, conquistati. La qualificazione agli ottavi della Champions League appare, allo stato attuale, decisamente difficile da conquistare, visti i sei punti di distacco dal Psg e dal Benfica. E primo, minimo, obiettivo stagionale potrebbe così essere già svanito. Ma, risultati e gioco a parte, qualcosa ieri sera si è rotto definitivamente.
Allegri è un uomo solo al comando: fischi, giocatori e dirigenti
La tifoseria della Juventus, che fino a ieri era stata abbastanza paziente, al termine della sfida contro il Benfica ha dato sfogo a tutta la propria delusione per questo primo mese della nuova stagione fischiando sonoramente tutta la squadra e l’allenatore, nessuno escluso. Altro dato da non sottovalutare, è la condizione fisica che appare approssimativa: le avversarie sembrano andare al doppio della velocità. Anche in questo caso, tutte, nessuna esclusa. Infine, i giocatori che sembrano spaesati e non seguire più fedelmente le direttive dello staff tecnico, con a capo Massimiliano Allegri. Prova ne è anche il dialogo che ha visto coinvolti Angel Di Maria e Arek Milik a fine partita, quando l’argentino sembrava chiedere al polacco il perché della sua sostituzione quando la Juve doveva rimontare. Tutte situazioni da chiarire per poter andare avanti insieme, ma, molto spesso, un vaso rotto non torna più come prima.