L’Italia di Mancini prova a ritrovare il sorriso: ma arriva una nuova bocciatura sul percorso degli azzurri al Mondiale
La pausa per le nazionali ha restituito un piccolo sorriso all’Italia, che ha realizzato due buone prestazioni con Inghilterra e Ungheria. Due vittorie che hanno regalato una qualificazione alla Final Four di Nations League che alla vigilia era quasi insperata e che darà la possibilità agli azzurri di giocarsi un trofeo la prossima estate.
A giugno, gli azzurri si giocheranno la vittoria della manifestazione con Spagna, Olanda e Croazia. Il tutto non può, naturalmente, lenire la grande delusione di questo 2022, ossia la nuova assenza dalla fase finale dei Mondiali, per la seconda volta consecutiva. Un obiettivo che sembrava ampiamente alla portata degli uomini di Mancini, specie dopo il trionfo a Euro 2020. Le ultime due gare disputate hanno comunque permesso di aprire uno spiraglio sul prossimo futuro e su una possibile risalita nel calcio che conta a livello internazionale. Ed è inevitabile chiedersi come sarebbe andata se, nel momento decisivo, fossero state fatte le scelte giuste e l’Italia avesse staccato il biglietto per il Qatar.
“Ai Mondiali saremmo usciti agli ottavi”, i motivi
Da questo punto di vista, però, arriva una bocciatura piuttosto netta per gli uomini di Mancini da parte di Mario Sconcerti. Il giornalista, nel suo editoriale odierno sul ‘Corriere della Sera’, spiega come gli azzurri, nella migliore delle ipotesi, non sarebbero andati, nella rassegna iridata, oltre il muro degli ottavi di finale. Nella sua analisi, ecco i motivi: “Negli ultimi anni gli spagnoli hanno rivoluzionato il calcio, con un possesso volto a fare subito la differenza con gli avversari. Ma l’errore da parte di tutti è stato credere che la formula ideata da Del Bosque con la nazionale e da Guardiola con il Barcellona fosse buona per tutti. Il guardiolismo ha appiattito il calcio, tutti oggi hanno buona organizzazione e nessun rischio di visione. Ma se prendi tanti giocatori bravi da fuori, sono sempre meno quelli nazionali che vanno in campo. Non esiste più un calcio nazionale, ma tanti giocatori della stessa nazionalità che giocano con una unica mentalità europea. Oggi, vincono le squadre che hanno più giocatori nei posti guida dei vari campionati. Ecco perché l’Italia non sarebbe andata lontano”.