Cinque anni fa il no al Liverpool convinto da Lukaku: ora il gioiello incanta e continua a piacere a Klopp, Napoli e Juve
Uscire da Borgerhout, sobborgo di Anversa, con un pallone tra i piedi anziché con la fedina penale già imbrattata e un futuro che è difficile decifrare se non a tinte fosche, è una sorta di dribbling verso la vita diversa, che non è fatta di isolamento, fanatismo religioso, fallimento scolastico: con il reclutamento dell’Isis che lì come altrove in Belgio è un dato di fatto. Quello che esce con il pallone tra i piedi e una ubriacante serpentina che si lascia alle spalle la coltre di “nemici” potenziali è Jeremy Doku, ala destra del Rennes che nel 2020, quando aveva 18 anni, lo prese versando 26 milioni nella casse dell’Anderlecht, scuola nobile dei talenti belgi.
Doku, origini ghanesi, è nato a Borgerhout e il pallone lo padroneggia da quando era bambino, lungo i marciapiedi affollati della trafficata Turnhoutsebaan, tra negozi di tessuti e spezie, arrivando fino al verde delle piante secolari di Te Boelaerpark. Il campo di calcio della Royal Antwerp, club di Anversa, è a cinque minuti di macchina da casa, si sentono i cori durante le partite, papà David (ex atleta velocista, cosa che vedremo non secondaria nel “leggere” le caratteristiche del figlio in campo) e mamma Belinda assecondano la passione di Jeremy. La loro famiglia appartiene alla cosiddetta classe media, anche se il papà stesso sa e dice che Borgerhout, dove vivono, non ha una buona reputazione.
A sei anni Jeremy Doku supera il provino alla KVC Olympic Deurne e poi arriva il passaggio all’accademia Beerschot di Anversa è l’ultimo passaggio prima del salto: sono passati di lì, tanto per dirne due, Mousa Dembelé e Radja Nainggolan, che è rimasto un idolo per Doku. L’Anderlecht bussa quando il ragazzo ha 12 anni, e lo piazza in un collegio a Bruxelles per consentirgli di studiare e fare gli allenamenti. Nell’estate 2017, dopo tre anni in ascesa, ecco che arriva l’occasione a cui pochi rinuncerebbero: Jurgen Klopp si muove e invita il ragazzo e la famiglia a Liverpool, c’è un mostro sacro come Steven Gerrard a fare gli onori di casa: Jeremy ascolta, tutto brilla, l’Anderlecht cala l’asso Lukaku che con un video gli consiglia di completare la formazione nel club di casa e… quello sarà il finale.
Arriva l’esordio in prima squadra dopo un anno: è il 25 novembre 2018, lui di anni ne ha 16 e 182 giorni, la partita è contro il Sint-Truiden, resterà tra i più giovani esordienti del club e alla fine metterà insieme 37 presenze e 6 gol portandosi dietro il nomignolo di nuovo Hazard. A settembre del 2020 ecco il Rennes che mette sul tavolo 26 milioni, stavolta è ora di partire, in due stagioni altre 53 presenze e 4 gol. Nel frattempo arriva l’esordio in nazionale il 5 settembre in Nations League contro la Danimarca. Doku lo vedremo da vicino anche 90 minuti nel quarto di finale dell’Europeo vinto dall’Italia: è il 2 luglio 2021, gli azzurri vinceranno 2-1.
Juventus e Napoli, piace Doku: tutti i dettagli
Doku vive per il dribbling, è un brevilineo con una muscolatura importante sulle gambe, sull’avvio dello scatto ha una potenza strabiliante, tutte qualità da cui si intravede un grande potenziale: dove deve migliorare è sul piano della continuità. Non è ancora un grande goleador ma il suo ruolo è diverso e sicuramente chi gli gioca accanto può beneficiare dei suoi spunti e sfruttare l’occasione da rete che ogni volta è in grado di creare.
La Premier continua a tenergli gli occhi addosso: il Liverpool non ha mai smesso di pensarci e tornerà, Chelsea e Arsenal non furono troppo determinate cinque anni fa per seguendolo con attenzione. E sono anche loro sempre lì. In Italia il nome di Doku è sui taccuini degli osservatori del Napoli, mentre alla Juventus era stato proposto un paio di anni fa: i suoi agenti sono gli stessi del portiere polacco Szczesny.