L’uzbeko può tornare utile in questa parte di stagione. Sta bene e ha voglia di dimostrare il suo valore
La crisi dell’attacco della Roma si porta dietro un interrogativo che non sarà centrale, magari, ma che partita dopo partita comincia a diventare inquietante. Di fronte ad una crisi che nei numeri non lascia scampo (13 gol sei dopo 11 turni di campionato, 6 in meno rispetto alla scorsa stagione, che diventano addirittura 11 a confronto dell’ultima di Fonseca), le scelte di José Mourinho non cambiano. Abraham o Belotti, Belotti o Abraham. La staffetta finora ha prodotto risultati piuttosto aridi: Tammy in 14 partite stagionali e 949 minuti giocati ha segnato 3 gol e confezionato 2 assist. Belotti in 12 gare disputate con 530 minuti a disposizione di reti ne ha segnate 2.
Chi resta curi sistematicamente dal gioco è Eldor Shomurodov: appena 5 partite, 65 minuti e 1 rete che addirittura rende paradossalmente l’uzbeko il più prolifico nel conto della media gol e tempo di gioco. Ma per l’ex Genoa lo spazio disponibile resta quello della terza scelta. Ha fatto gol anche con la sua nazionale nell’ultima uscita a settembre (1 assist con il Camerun e una rete al Costa Rica). Non gli è tornato utile per far accendere un cono di luce sul suo nome nelle scelte del tecnico portoghese.
La domanda a questo può sorgere spontanea e forse andrebbe posta al diretto interessato: cosa è successo tra Shomurodov e Mourinho? Era cominciata con uno, l’attaccante, che ricordando un vecchio incrocio con l’allenatore disse di coronare un sogno a poter essere allenato da lui. Se glielo chiedessero ora è ipotizzabile o verosimile che darebbe una risposta diversa.
Non è nemmeno pensabile che le parole di dieci mesi fa in nazionale, quelle che poi vennero chiarite e ben tradotte anche nelle quattro mura di Trigoria cancellando qualsiasi ombra di un eventuale caso, possano invece aver lasciato ombre e dubbi a Mourinho: l’uomo è diretto e non se le sarebbe portate dietro troppo a lungo senza denunciare un fastidio o chiarire con il diretto interessato.
Però Shomurodov non gioca o gioca quei minuti finali che per uno della sua struttura diventano anche difficile da mettere a frutto. Ha colpito anche il fatto che nel pianto generale della trasferta europea in casa del Ludogorets, il fatto che l’uzbeko sia entrato al posto di Belotti e dopo venti minuti abbia trovato il gol del momentaneo 1-1, non si bastato a rivederlo subito in campionato o sul palcoscenico internazionale.
All’orizzonte si avvicina ormai a grandi passi la pausa Mondiale a cui seguirà il mercato di gennaio. Ma se in estate si erano mosse Torino e Bologna, più un po’ di Premier, per trattare l’attaccante uzbeko, con questo minutaggio e questo impiego che tipo di operazione vantaggiosa potrà provare a mettere in piedi la Roma? Il punto è: non sarà Shomurodov la soluzione dell’aridità offensiva della squadra giallorossa, ma decontestualizzarlo così dalla rosa delle possibili scelte finisce forse per mortificare il giocatore e creare un problema in più alla società. Che ha già preso Solbakken.
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