L’inglese ha deluso ieri sera, contro la Lazio, ma c’è chi ha fatto peggio in campionato: Andrea Belotti
Va bene (anzi, va male) Tammy Abraham. Tre gol stagionali, ne aveva fatti cinque un anno fa sbloccandosi a fine novembre, quando sarà a giocare (o a guardare?) il Mondiale in Qatar. Ma non è tanto o solo quello: è il sorriso che l’attaccante inglese ha smarrito, quella sorta di scossa che attraversava la squadra accendendola anche mentre cercava la porta e il fiuto più efficace all’inizio dell sua avventura italiana, conclusa poi con 30 gol.
Ma è tutto l’attacco giallorosso a fare difficoltà rispetto ad un anno fa, a non produrre in termini offensivi in campionato. Zaniolo ha segnato una rete, un’altra l’ha fatta Volpato. La Dybala-dipendenza è un tema troppo masticato e digerito e per continuare a ragionarci su. Forse è invece il momento, visto il numero zero alla casella dei gol segnati in questa Serie A, di avviare un ragionamento serio, articolato, su Andrea Belotti, il rinforzo flop (si può dire senza offesa?) dell’estate giallorossa. Doveva essere l’uomo delle sgomitate, delle partite sporche, della lotta corpo a corpo dentro le aree rivali.
Alla casella dei gol in Serie A c’è ancora il numero zero (uno in Europa). E il dato diventa allarmante se andiamo a ritroso perché da un anno solare a questa parte, accavallando i due campionati – quello con il Toro e questo con la Roma – il Gallo ha segnato 6 reti e in questo score bisogna comprendere la tripletta all’Empoli del 1° maggio, le ultime reti dell’anno per lui. I 328 minuti vissuti con la Roma in campionato, sono passati senza gol, ma con qualche cerotto addosso. Insomma, battaglie sì, reti nemmeno l’ombra.
Belotti e una conferma da conquistare: i retroscena del contratto
Diciamo che le attese erano molto diverse. E che tre mesi cominciano ad essere un tempo utile per tracciare quanto meno un primo bilancio. Belotti è arrivato come vice Abraham scalzando immediatamente Shomurodov, che tra l’altro aveva passato l’estate sul mercato, restando alla fine a Trigoria. Ora probabilmente alla Roma c’è davvero da porsi il tema se andare avanti con Belotti nella prossima stagione. Perché bisogna ricordare che all’atto del contratto che non venne firmato al volo (l’attaccante ex Toro è stato un paio di giorni nel centro sportivo della Roma in attesa) la dirigenza giallorossa – il gm Tiago Pinto – portò il giocatore e il suo entourage a condividere la formula di dividere i tre anni di contratto in uno più l’opzione per altri due legata al raggiungimento di determinati obiettivi e presenze (anche dal primo minuto), con opzioni esercitabili da una parte e dall’altra.
Certo che il giocatore per il quale quattro anni fa Cairo riteneva non bastassero cento milioni, oggi appare lontano non solo da quella valutazione ma anche dalla vena realizzativa che lo ha portato a segnare 145 reti in 11 anni di carriera e 373 partite tra i professionisti. Averlo preso a zero, da svincolato, resta alla fine un affare e limita l danno che avrebbe causato caricare sopra al costo dell’operazione anche un eventuale cartellino. E il quesito continua a restare insoluto: davvero Shomurodov merita di partire sempre e comunque come terza scelta?