José Mourinho nella conferenza prima del match contro il Sassuolo si sfoga: dalle certezze su Ibanez ai dubbi su Abraham
Pesa ancora, come naturale, la sconfitta di domenica nel derby contro la Lazio per la Roma di José Mourinho. I giallorossi sono chiamati a rialzarsi subito contro il Sassuolo nella partita di domani, che come sottolineato dal tecnico portoghese, servirà a ritrovare il sorriso perso negli ultimi giorni.
Nella conferenza stampa il tecnico sembra abbastanza nervoso e conferma un solo uomo per il match contro il Sassuolo: “L’unico che confermo per domani è Ibanez. Domani saremo Ibanez più dieci”. Lo ‘Special One’ si difende a spada tratta il centrale brasiliano e continua: “Non c’è niente di cui parlare. Ci vuole rispetto per chi dal giorno in cui sono arrivato ha dato tutto, anche in una situazione di difficoltà. Lo scorso anno a volte era lui l’unico centrale. Quest’anno sono andato a Siviglia e pensavo che non poteva giocare e lo ha fatto. Ci mette sempre la faccia. Per me è intoccabile”.
Poi sull’atteggiamento della squadra spiega: “C’è gente che mi aspettavo facesse di più? Sì, non posso dire di essere soddisfatto di qualche involuzione. Posso nascondere solo chi sono, devo parlare individualmente. Per me il problema che si dovrebbe migliorare è la accettazione di una sfida diversa rispetto allo scorso anno. La crescita nella mentalità e nella responsabilità, nell’ambizione. Non essere soddisfatti di aver raggiunto questo livello. Per esempio io sono soddisfatto nel 2010 devo smettere. Penso che per i giocatori sia lo stesso”.
La Roma continua a fatica a trovare il gol e in particolare chi vive un momento particolarmente difficile è il bomber Tammy Abraham. Al tecnico viene chiesto il motivo di tale difficoltà e nel non rispondere lascia comunque un qualcosa su cui riflettere: “Magari è una buona domanda da fare ad Abraham. Magari lui ti dice se ha problema o no, penso al Mondiale o no. Lui è la persona ideale per rispondere”.
Sulle tante e continue assenze Mourinho si sfoga: “Posso piangere un po’ anche io? Gli altri piangono sempre. Tre partite senza il nostro giocatore più creativo (Dybala ndr.), con più gol, il giocatore che può aprire un blocco compatto e basso. L’Atalanta ha giocato così. Della Lazio non parliamo, è stato un esempio fantastico che se gioco io così mi uccidono, ho vinto tante volte giocando così e quello conta. Però quando manca quel giocatore per noi è diverso. Se vedi l’ultima partita nostra se non sbaglio abbiamo giocato con la stessa squadra dell’anno scorso con Camara nella posizione di Mkhitaryan. Questo significa che il bel mercatino che abbiamo fatto con tanti sacrifici e lavoro, non sta giocando. Dybala non gioca da tante partite. Pellegrini è multifunzionale, è l’altro che ha questa luce che si accende. Ma gioca troppi minuti, è in difficoltà”. Poi continua tornando anche sulle cessioni: “Una cosa che per me influenza è che abbiamo perso tre centrocampisti, tutti titolari. Mkhitaryan, Veretout e Olivera. Wijnaldum non gioca una partita, Camara è un ragazzo arrivato l’ultimo giorno di mercato che cresce poco a poco. Ma la dinamica di squadra la sta cercando ancora. L’altro è Matic che non è venuto per giocare con Cristante ma che spesso si trova a farlo. Abbiamo avuto problemi inaspettati in questo mercato e nello scorso, quando Spinazzola si fa male e siamo andati in una direzione che non ci aspettavamo. Sto piangendo tanto e non piace. Mi piace dire che questi problemi hanno aperto la porta a Volpato, Zalewski, Bove. Presto Tahirovic giocherà, magari titolare, perché lo vedo crescere molto.
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