Le dimissioni del CdA della Juventus, hanno squarciato l’Italia calcistica: ecco cosa rischia la Juventus in ambito sportivo
Come un fulmine a ciel sereno, sono arrivate nella serata di ieri, dopo un consiglio d’amministrazione straordinario, le dimissioni dell’intero consiglio d’amministrazione della Juventus, in testa il presidente Andrea Agnelli.
Finisce, così, l’Era di uno dei massimi dirigenti più vincenti della storia, spazzato via dall’inchiesta ‘Prisma’ della Procura di Torino che procede. Come raccolto dalla nostra redazione, infatti, ci sono nuovi sviluppi alla base della decisione presa dai vertici del club bianconero. Un atto dovuto, non un’ammissione di colpevolezza, in attesa di sapere da atti ufficiali cosa è venuto fuori e cosa succederà nell’ambito penale. In questa sede, però, ci atteniamo alla parte sportiva e, dopo l’archiviazione del primo processo sulle plusvalenze, la Procura della FIGC osserva con attenzione quello che sta succedendo a Torino.
Per fare chiarezza, abbiamo chiesto il parere di uno dei massimi esperti di diritto sportivo a livello internazionale, l’Avvocato Pierfilippo Capello. “Intanto, bisogna fare premessa: siamo sicuri che il procuratore abbia chiesto gli atti solo per la questione delle plusvalenze e non per altro? – le sue parole in esclusiva a Calciomercato.it – Una delle questioni sul tavolo è quella degli stipendi. Anche questi comportamenti, ipotizzati dalla Procura della Repubblica di Torino, potrebbero avere poi rilevanza in ambito sportivo qualora la Covisoc, organo della FIGC preposto al monitoraggio della situazione economico-finanziaria delle società calcistiche, abbia avuto informazioni non corrette. Devono essere veritiere, se risultasse il contrario dall’indagine della Procura della Repubblica, potrebbe avere rilevanza e su questo non c’è mai stato alcun procedimento”.
La questione delle plusvalenze, come detto, è stata già oggetto di indagine da parte della Procura federale. Ma la questione, anche in appello, si è chiusa con un nulla di fatto. E difficilmente potrà essere riaperta: “C’è un principio di diritto, ne bis in idem (non due volte per la stessa cosa), che spiega come non si possa essere processati due volte sullo stesso fatto – spiega l’Avvocato Capello ai nostri microfoni – Quindi, non sarà facile per il procuratore federale provare a riprocessare la Juve, intesa come società, per la stessa questione. È un grosso ostacolo per il procuratore. Per me, sarà difficile vedere nuovamente la Juve a processo per la questione plusvalenze. Diversa, invece, è la posizione dei singoli tesserati. Essi hanno l’obbligo di dire la verità, non nascondere niente e rispondere ai principi di lealtà e buona fede. Se emergessero cose diverse rispetto al primo processo, la loro posizione diventerebbe discutibile. Poi, chiaramente, sarà da capire cosa verrà contestato ai singoli, perché in quel caso entrerebbe in gioco anche la responsabilità oggettiva della società”. Un quadro chiaro quello dipinto dall’Avvocato Capello sulle implicazioni sportive che l’indagine della Procura della Repubblica di Torino potrebbe avere per la Juventus e i singoli attori della vicenda.
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