Il calcio italiano piange Gianluca Vialli: il ricordo a Calciomercato.it dell’amico Lorenzo Amoruso
La partenza dalla propria, amata città, l’esperienza prima in Serie A e poi in Gran Bretagna. Sono diversi gli aspetti simili della carriera di Gianluca Vialli e di Lorenzo Amoruso, che dopo una vita trascorsa sul campo hanno consolidato un’amicizia importante, sviluppata dietro le telecamere.
L’ex difensore, tra le altre, di Bari, Fiorentina e Rangers, ha parlato a Calciomercato.it ricordando la figura del leggendario attaccante azzurro, prematuramente scomparso. Insieme Vialli e Amoruso avevano condiviso l’esperienza come conduttori nella trasmissione ‘Squadre da incubo’, nel 2016. Un feeling sbocciato subito: “Ci eravamo affrontati in campo, ma l’amicizia si è sviluppata proprio in quel periodo. Abbiamo subito trovato feeling, come se ci conoscessimo da anni e fossimo amici da tutta una vita. Effettivamente ci conoscevamo da tanto, ma solo per esperienze avute sul campo da gioco. Spesso gli autori si sorprendevano per come riuscivamo ad interagire anche davanti alle telecamere, riuscendo a motivare gli atleti delle squadre”.
Insieme Amoruso e Vialli hanno condiviso tanti momenti: “Anche dietro le telecamere. Gli autori, come detto, erano sorpresi per la chimica che si era creata. Gianluca era unico, una persona che aveva parole buone per tutti e che era sempre prodigo di consigli nei confronti di tutti. Il nostro rapporto è iniziato velocemente, abbiamo potuto conoscere tante sfumature l’uno dell’altro. Abbiamo condiviso insieme anche momenti tristi. In quel periodo io persi mio padre, è stato un momento parecchio duro per me e lui mi è stato molto vicino”.
Una persona speciale, dentro e fuori dal campo: “Come giocatore è stato straordinario. Credo che qualsiasi allenatore avrebbe sognato di allenarlo. Faceva gol in ogni modo ed era sempre il primo difensore della squadra. In ogni spogliatoio ha saputo conquistarsi il rispetto di tutti, allenatori e compagni, sia in Italia che in Inghilterra – racconta Amoruso – Ho avuto modo di conoscerlo bene una volta concluse le nostre carriere. Era unico, una persona a modo, educata, che aveva sempre parole buone per tutti. Anche il modo in cui ha affrontato la malattia e ha cercato di essere una fonte d’ispirazione per tanti che erano nelle sue condizioni fa capire quanto fosse unico e speciale”.
Una malattia che purtroppo ha alla fine prevalso: “E’ una situazione che non pensavo si sarebbe mai verificata. Speravamo tutti nel miracolo, almeno per lui, specialmente in un periodo così duro per quello che è accaduto a fine anno (la scomparsa di Mihajlovic). Si vede che Nostro Signore lo ha invece voluto al suo fianco”.
Vietato però essere tristi: “Era un professionista esemplare, ma quando c’era da divertirsi e da scherzare era il numero uno. Per questo non mi va di essere triste, perché lui sicuramente non avrebbe voluto”.
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