Tra la guerra con la Russia, il suo presente e il suo futuro: Oleksandr Demchenko, un passato nel nostro Paese, si racconta a Calciomercato.it
In tempi di guerra anche un pallone può aiutarti ad andare avanti: “La nostra vita è cambiata radicalmente, ma sta a noi adattarci e diventare più forti”, ha detto in esclusiva a Calciomercato.it Oleksandr Demchenko, centrocampista dell’Oleksandriya, squadra del massimo campionato ucraino.
Classe ’96 di Vinnycja, città allocata sulle rive del fiume Buh Meridionale, nell’Ucraina centrale, Demchenko conosce bene il nostro Paese perché tra il 2017 e il 2019 ha militato in D con la maglia dell’Abano e poi della Portuense, facendo poi ritorno a casa. Nel Nyva, squadra della città in cui è nato e cresciuto, trasferendosi successivamente al Metalist. Poi Nyva Ternopil, Kremin e infine Oleksandriya.
“L’Italia è un paese fantastico – ha esclamato – Ho solo ricordi belli. Nel vostro Paese c’è tutto: bellissime montagne, mare fantastico, lingua melodica e cibo incredibile. Non è stato facile adattarsi fino a quando non ho imparato l’italiano, poi mi sono davvero innamorato dell’Italia. I miei compagni di squadra mi hanno aiutato molto ogni giorno, insegnandomi tutte le frasi italiane più importanti per in modo da farmi capire ovunque”. A Demchenko non dispiacerebbe tornare: “Il mio obiettivo è giocare un giorno in un club europeo. Se dovesse essere italiano, be’ sarei una delle persone più felici sulla terra”.
Il presente, però, è all’Oleksandriya: “Puntiamo ad arrivare tra i primi tre alla fine della stagione – ha evidenziato a Calciomercato.it – Sarà difficile, ma niente è impossibile. Voglio giocare la Champions, speriamo già l’anno prossimo con l’Oleksandriya. L’obiettivo è ambizioso, lo capisco, ma un professionista deve puntare sempre al massimo. Più difficile è il raggiungimento del traguardo, migliore sarà poi il vino italiano una volta raggiunto (ride, ndr). L’arrivo del nuovo allenatore (Rotan, ndr) mi aspetto porti una boccata d’aria fresca e nuove idee per il nostro stile di gioco, con risultati migliori per noi“.
Demchenko è uno dei pilastri della formazione attualmente quinta in campionato con 24 punti, sei in meno della terza, la Dinamo Kiev di Lucescu che però ha due gare in più. “Che calciatore sono? Il mio agente ha le competenze per dire quanto io sia bravo (ride, ndr)… Comunque ci sono alcuni giocatori, vedi Valverde del Real e De Paul dell’Atletico, che per sono una fonte di ispirazione. Mi piace la loro abilità nel trovare la palla in tutti i settori del campo, la loro interpretazione del tempo e dello spazio in campo, così come ammiro la dinamica e l’intensità, sia in fase difensiva che offensiva, del loro modo di giocare. Se dai un’occhiata alla loro mappa di gioco, non troverai un posto in cui non hanno partecipato alle azioni”.
Al di là di Mudryk, abbiamo chiesto a Demchenko di farci qualche nome dei migliori calciatori ucraini: “Inizio col dire che Mudryk vale tutti i soldi (80-100 milioni, ndr) che chiede lo Shakhtar, visto che parliamo di un calciatore che fa davvero la differenza. Poi mi piacciono anche Sudakov (trequartista di 20 anni sempre dello Shakhtar, ndr), Dovbyk (25enne prima punta del Dnipro, ndr) e Pikhalyonok (25enne centrocampista anche lui del Dnipro, ndr). Il primo è molto giovane e ha grande talento, mentre Dovbyk e Pikhalyonok sono decisamente già pronti per il salto di qualità”.
Giovane ma già costretto a far fronte a tante avversità, come del resto tutti i suoi connazionali, Demchenko ha parlato con grande lucidità e trasporto della guerra scoppiata in Ucraina ormai un anno fa per colpa della Russia: “Quando è iniziata la mattina presto del 24 febbraio 2022 – ha spiegato Demchenko – con gli attacchi missilistici russi e l’invasione del territorio sovrano dell’Ucraina, nessuno pensava più al calcio. Ognuno di noi era focalizzato su quello che stava avvenendo, sulle vite dei nostri parenti e delle persone più care, cercando ogni modo possibile per aiutare le nostre eroiche forze armate. Ho aiutato alcune famiglie trasferitesi temporaneamente da tutte le regioni coinvolte nell’occupazione, che per lo più avevano perso la casa“.
“Il nostro club ha cercato di fare del suo meglio per pagare almeno una parte degli stipendi e noi giocatori, ovviamente, siamo stati comprensivi. Come va ora il calcio in Ucraina? Grazie ai successi militari delle nostre Forze Armate possiamo affrontare in maniera più semplice tutte le difficoltà. A loro dobbiamo molto, anche solo per la possibilità di vivere, di dormire e di giocare. Naturalmente le condizioni per fare calcio sono abbastanza scomode. Non ci sono tifosi allo stadio, ma sappiamo che un enorme numero di nostri ultrà sta lottando per l’indipendenza mettendo a rischio la propria vita. Tutti i nostri club sono coinvolti in beneficenza per coloro che hanno perso la casa o chi li ha vicini, ognuno sta cercando di fare del proprio meglio per migliorare la vita di qualcun altro. A mio parere la sfida più difficile è già alle spalle: ora l’altra è riuscire a mantenere la fiducia e adattarsi a partite che vengono sospese. Cosa può fare il calcio per aiutare il popolo ucraino? Bisogna parlare della guerra che l’aggressore russo ha portato nella pacifica Ucraina, delle azioni disumane al confine orientale dell’Europa – ha risposto in conclusione – Ci aspettiamo che tutti capiscano che noi siamo lo scudo di tutto il mondo civilizzato. Io mi batto per la completa espulsione della Russia dagli sport internazionali, perché anche i civili russi sono colpevoli delle azioni del loro leader”.
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