Napoli-Juventus è una delle grandi classiche della Serie A: match che riporta alla mente scontri epici ma anche notevoli contestazioni
Non una partita normale, non può esserlo di certo. Mai stata. La sfida tra Napoli e Juventus si carica di significati che spesso e volentieri vanno ben oltre il terreno di gioco. Una rivalità tra le più accese del nostro campionato, molto sentita sicuramente in maggior misura da parte azzurra, ma anche per i bianconeri non è assolutamente una gara banale.
Una partita che nella storia racchiude un carico notevole di polemiche ma anche storia di grandi match, estremamente combattuti e che in qualche modo hanno fatto epoca nel calcio italiano. Per la lotta scudetto, ma non soltanto. Un’altra pagina di storia verrà scritta, in ogni caso, nella serata del ‘Maradona’ tra la squadra di Spalletti e quella di Allegri. Nel frattempo, inganniamo l’attesa con le partite e gli episodi più significativi andati in scena in quel di Fuorigrotta nel corso degli anni.
Caso vuole (ma neanche tanto) che il primo match ufficiale al fu stadio San Paolo, oggi intitolato a Maradona, fu proprio un Napoli-Juventus. Era il 6 dicembre 1959 e gli azzurri vinsero per 2-1, con reti di Vitali e Vinicio per gli azzurri e Cervato per i bianconeri.
Proprio con Vinicio in panchina, gli azzurri ospitarono i piemontesi in un crocevia scudetto nel dicembre 1974: gara passata alla storia per un clamoroso 6-2 in favore della Juventus, successo bianconero più rotondo di sempre in trasferta contro i partenopei. La gara di ritorno a Torino, altro scontro diretto, fu quella invece di ‘core ngrato’ Altafini, che segnò il gol vittoria all’88esimo. Ci riprovarono, alla penultima giornata del campionato 1980/81, i partenopei, con la Juventus a laurearsi campione d’Italia grazie a un’autorete sfortunata di Guidetti. Arrivano poi gli anni di Maradona, a segnare la riscossa azzurra, ma le sfide più epiche di quel periodo, paradossalmente, non mettono in palio lo scudetto. Nel novembre 1985, la memorabile punizione in area del ‘Pibe’ sigla l’1-0 Napoli. Nel marzo 1989, nei quarti di finale di Coppa Uefa, gli azzurri ribaltano lo 0-2 dell’andata imponendosi per 3-0 con rete decisiva al 119′ di Renica. Conclusa l’epopea maradoniana, Fuorigrotta diventa negli anni Novanta spesso terreno di conquista per la Vecchia Signora. Nel settembre 1994, in un successo per 2-0, un giovane Alessandro Del Piero (a proposito, capocannoniere all time delle sfide tra Juve e Napoli con ben 11 reti) inaugura la sua lunghissima serie in carriera di destri a giro sul secondo palo. Con la discesa degli azzurri tra Serie B e Serie C, a inizio millennio, per qualche anno il match sparisce addirittura dal palinsesto. La risalita napoletana, e Calciopoli per la Juventus, fanno ritrovare le due squadre in serie cadetta. Con un gustoso antipasto, nell’agosto 2006, in un terzo turno di Coppa Italia. Passa il Napoli ai rigori dopo un rocambolesco 3-3, con una rovesciata di Paolo Cannavaro a cancellare, al 122′, il gol della quasi vittoria bianconera con il solito Del Piero. Si apre una lunga serie di vittorie azzurre, tra cui il 3-0 del gennaio 2011 con una delle tante triplette partenopee di Edinson Cavani. A novembre dello stesso anno, la Juve di Conte mette il primo mattone per il primo scudetto: il tecnico pugliese passa per la prima volta al 3-5-2 e ferma sul 3-3 la banda Mazzarri. Seguono i duelli di questi anni, che sono storia nota, con lo 0-1 del dicembre 2017 siglato dal grande ex Higuain, come uno dei passaggi chiave dello scudetto bianconero nell’anno dei 91 punti della squadra di Sarri. In precedenza, ad aprile, doppio confronto in quattro giorni tra campionato e Coppa Italia: Allegri ne uscì con un pari per 1-1 e un ko per 3-2, utili comunque a vincere lo scudetto e ad accedere alla finale della coppa nazionale.
Di due, tra i tanti, protagonisti a maglie invertite, che hanno segnato la storia di questa sfida, anche quanto a screzi tra le parti, abbiamo già accennato. Aveva scelto il basso profilo Altafini, in quel pomeriggio dell’aprile 1975, ma non è andata sempre così.
Qualche anno prima, aveva fatto il percorso inverso Omar Sivori. Che lasciò il calcio italiano proprio in seguito a un Napoli-Juve del dicembre 1968. Vittoria napoletana per 2-1, ma raffica di espulsioni dopo un fallo di reazione dell’oriundo: fuori lui, l’altro napoletano Panzanato e il bianconero Salvadore. Sivori non scontò mai le sei giornate di squalifica tornando in Argentina, ma gettando scalpore con le dichiarazioni sugli spogliatoi bianconeri come ‘vendetta’ su Heriberto Herrera. Erano anni in cui episodi poco edificanti facevano da contraltare ai match in campo: nel 6-2 del 1974, un guardalinee fu colpito da un lancio di oggetti, due stagioni dopo la Juventus (era il gennaio del 1977) vinse a tavolino per invasione di campo da parte dei tifosi di casa.
Tornando agli ex, ai giorni nostri, a lungo l’ambiente napoletano non perdonò il passaggio in bianconero a Quagliarella, prima di scoprire la verità su quel trasferimento. Difficilmente, lo perdonerà mai a Higuain, che è stato poi ex col dente particolarmente avvelenato (ben 6 reti in maglia bianconera negli scontri diretti, con varie esultanze polemiche rivolte a De Laurentiis) e a Sarri, che ha lasciato a Napoli splendidi ricordi di campo ma con le sue dichiarazioni al passaggio in bianconero si inimicò in un colpo solo tutti i suoi ex tifosi. Lo abbiamo detto, non è una partita normale.
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