Lunga chiacchierata con il presidente della Sampdoria Marco Lanna per ricordare la figura di Luca Vialli e la storia di una squadra che gli deve molto
La Sampdoria vive uno dei momenti più complicati della sua storia e Marco Lanna, presidente del club, si ispira a Luca Vialli per venirne fuori
In un club che sta vivendo un momento drammatico, e non solo complicato, tra mille incertezze e difficoltà, quasi ci si sorprende di fronte alla disponibilità e al piacere di incontrare, al di là dei soliti schemi, persone vere. É bastato chiedere al presidente della Sampdoria Marco Lanna la disponibilità di visitare Bogliasco e fare due chiacchiere per ricordare Luca Vialli e le porte si spalancate. Senza preclusioni né filtri.
E allora sì che si può parlare di calcio, di valori, di storia. Di radici profonde. Magari emozionandosi un po’. Perché ci si rende conto che quegli stessi valori che portarono la Sampdoria allo storico scudetto del 1991 sono in fondo quelli che Vialli aveva abbracciato e che Lanna ha fatto propri. Insieme. Nel tentativo di salvare un club dal precipizio.
Marco Lanna, presidente blucerchiato dal 27 dicembre 2021 dopo il clamoroso arresto di Massimo Ferrero, sta traghettando la squadra in acque difficili. É seduto su una poltrona che lui stesso avrebbe voluto affidare a Vialli: “Con Luca abbiamo condiviso l’idea di ricreare i valori dell’era di Paolo Mantovani. Già nel 2019 quando spesso veniva in incognito e gli avevo trovato casa qui, avevo capito quanto avesse a cuore il futuro di questa squadra. Quando mi hanno chiesto di diventare presidente della Sampdoria, Luca è stata una delle prime persone che ho chiamato. Volevo coinvolgerlo in tutti i modi. Ci siamo sentiti spessissimo: voleva sapere tutto e fino all’ultimo ha voluto essere informato sulla società. Era sempre disponibile quando gli chiedevo un consiglio”.
Vialli era profondamente legato a Genova: “Amava la città e i genovesi e ogni volta che veniva qui si sentiva a casa. Quando è venuto a Palazzo Ducale a presentare il libro “La Bella Stagione” siamo andati come sempre nel nostro solito ristorante, da Carmine, a due passi da quella che era casa sua. Ed era felice. Eravamo in macchina e mi disse che stava passando una bellissima giornata. Si stava godendo il mare, il tramonto. Era bello vederlo così sereno. Ho capito davvero quanto amasse questa città e la squadra”.
Qual era il segreto di quella Sampdoria? “Il presidente Mantovani realizzò una squadra straordinaria, di uomini prima ancora che di giocatori. Si creò un’alchimia unica. Forse irripetibile. Tant’è che ancora oggi siamo tutti molto legati. All’epoca eravamo una squadra che viveva di entusiasmo. Non vedevamo davvero l’ora di allenarci, andare in ritiro, stare insieme. E oggi, anche se siamo lontani, ogni volta che ci ritroviamo, viviamo la stessa gioia di allora”.
La grandezza di Vialli era nel suo carisma: “Luca era un grande comunicatore. Ma gli bastava un sorriso, una battuta. A volte uno sguardo. In campo non gli serviva urlare: bastava dargli un’occhiata. É stato un trascinatore. Un uomo straordinario”.
Lanna e Vialli, erano due dei ‘sette nani’. Un altro aneddoto che merita di essere raccontato.
All’indomani della sconfitta di Berna nella finale di Coppa delle Coppe, l’allora direttore sportivo Paolo Borea riunisce la colonna vertebrale della squadra. Intorno a tavola ci sono sei giocatori (tra i quali anche Pellegrini, Mancini e Vierchowod) e il massimo dirigente del club. I sette intorno al tavolo firmano un patto: nessuno lascerà il club senza aver prima vinto almeno un trofeo. Lo chiamano il patto dei Sette Nani. La Sampdoria è Biancaneve.
Dopo solo un anno, nel 1990, la Samp conquisterà la Coppa delle Coppe. Dopo due arriverà uno scudetto storico. Lanna e Vialli erano tornati da Biancaneve con un altro patto da onorare: “La mia poltrona doveva diventare la sua. Ora faremo di tutto per portare avanti quello che era il suo, il nostro programma, proprio come se lui fosse qui”.
Estratto dallo Speciale “UNA SPLENDIDA GIORNATA” | Viaggio nella Genova del “leader sorridente” VIALLI di Stefano Benzi, Giorgio Trobbiani e Riccardo Meloni.
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