La squadra rossonera affonda anche all’Olimpico ed è davvero notte fonda: ora il tecnico del Diavolo, confermato da Maldini, è chiamato a trovare una soluzione
Stefano Pioli non si tocca. Paolo Maldini nella serata di ieri ha voluto metterci la faccia, come era giusto fare, per spiegare il momento che sta attraversando il suo Milan, confermando il tecnico alla guida dei campioni d’Italia.
La squadra rossonera sta vivendo un periodo di crisi inimmaginabile. Dopo i pareggi contro Lecce e Roma, in campionato, e il ko contro il Torino, in Coppa Italia, che avevano fatto capire che qualcosa non andasse, il Milan è letteralmente affondato contro Inter e Lazio, subendo 7 gol in 2 partite.
La squadra di Pioli non esiste davvero più. Troppo fragile in difesa e inconcludente in attacco. Reparti slegati e giocatori impauriti. Il Diavolo è entrato in un tunnel dal quale sta faticando terribilmente ad uscire. Non si riesce davvero a vedere la luce perché i problemi sono troppi, tanti per capire quale possa essere la strada da seguire.
Negli occhi dei giocatori c’è sconforto e si vede anche la voglia di rialzarsi ma le reazioni sono solo atti individuali e mai di squadra. Si fatica a pensare da gruppo e non si riesce a dare una mano al compagno in difficoltà. Il Milan ha perso tutte le proprie convinzioni. Lo Scudetto conquistato è davvero lontanissimo.
Tutti chiaramente sono finiti nel mirino ma ora il principale responsabile di questa crisi senza fine appare essere Stefano Pioli.
Ieri sera, come detto, Paolo Maldini ha confermato con forza il suo tecnico. Impensabile metterlo in discussione dopo i grandi risultati ottenuti. Ma al Milan serve quel Pioli. Quell’allenatore, umile capace di conquistare uno Scudetto insperato, dopo il 5-0 di Bergamo, dopo essere stato di fatto messo alla porta da Gazidis. Serve quell’allenatore che ha sempre guardato al bel gioco, dando però i giusti equilibri alla squadra.
Oggi Pioli sembra non riuscire a vedere i problemi del suo Milan. Oggi i rossoneri non possono permettersi di scendere in campo con quattro attaccanti offensivi, ignorando le qualità dell’avversario. Tonali e compagni hanno perso ogni tipo di certezza e compattarsi è l’unica via da cui ripartire. Serve tornare a fare le cose semplici e provare a blindare quella difesa, che era stata l’arma in più del Diavolo.
L’inserimento di un centrocampista, con caratteristiche più difensive, al posto di Brahim Diaz, appariva essere ovvio. Tutti, almeno fino a poche ore prima della vigilia, erano convinti che Pioli avrebbe schierato Pobega o Vranckx, in attesa di Krunic, sulla trequarti.
Non sarebbe stata una novità visto che lo Scudetto è arrivato anche grazie a questa scelta ma Pioli lo aveva fatto spesso quando di fronte si trovava un centrocampo forte. Lo ha fatto, ad esempio, mettendo sempre un calciatore in marcatura su Brozovic. Serviva contrastare la fisicità di Milinkovic-Savic, come fatto in passato con Kessie.
E’ evidente che il tecnico, in queste partite, si è dimostrato poco umile, decidendo di fidarsi totalmente dei suoi uomini, anche di quelli che avevano dimostrato di non averne più, e credendo soprattutto che il gioco potesse risollevare la squadra. Non è stato così. Puntare ancora su Diaz e Messias, bocciando totalmente il mercato, è stato sbagliato. Il Milan non ha cambiato uomini e nemmeno l’approccio alla partita e inevitabilmente è affondato.
Contro il Sassuolo servirà un’altra squadra. Serviranno cambi, giocatori freschi mentalmente e scelte forti che diano segnali importanti. Pioli dovrà dimostrare, come fatto in passato, di aver davvero capito come riprendersi il Milan perché sbagliare è umano ma perseverare è diabolico.
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