Milan, continua il periodo di crisi tra campo e mercato: nel mirino anche le scelte legate alla dirigenza
Un momento di difficoltà sul campo e sul mercato. Il Milan è alle prese con uno dei periodi più difficili dell’era Pioli. I rossoneri, dopo l’eliminazione in Coppa Italia e la sconfitta in Supercoppa hanno subito una sconfitta pesantissima contro la Lazio.
E proprio del momento no dei rossoneri tra campo e mercato ha parlato nel suo intervenuto a Calciomercato.it su TvPlay il giornalista Alessandro Giudice del ‘Corriere dello Sport’. “Il Milan è la società che ha speso di più nel mercato estivo. Dopo la pausa mondiale il Milan ha giocato 5 partite e vinto solo contro la Salernitana. Ha giocato con la formazione fatta per 11/11 di giocatori dell’ultima stagione. Non c’è un giocatore del mercato estivo che abbia convinto Pioli a dargli la maglia da titolare, in un momento dove le cose non vanno benissimo e quindi di solito si è più propensi a cambiare. Non dico che la campagna si possa bollare come fallimentare, ma il Milan non ha potuto contare nel momento cruciale sull’apporto del mercato estivo. Cardinale ha chiuso i rubinetti? Non ha chiuso niente”.
Per Giudice però un problema legato alla società rossonera riguarda il discorso organizzativo e il ruolo di Paolo Maldini all’interno della società.
“Il problema del Milan è organizzativo, non di capacità individuali. Il Milan è cresciuto con un metodo organizzativo. Rispettando regole, per esempio non piegandosi ai procuratori con coerenza e un certo successo, ma anche con una selezione degli investimenti basata su sistemi nuovi. Sono stati i primi ad avere tra le grandi uno scouting organizzato. I primi con investimenti basato su criterio di un comitato d’investimento. C’è stata grande valorizzazione dei giocatori. Sostituire a questo criterio uno con poteri assoluti dell’area tecnica è un errore che il Milan sta pagando caro” afferma Giudice.
La situazione in questione riguarda Paolo Maldini: “Gli ex calciatori non dovrebbero fare i dirigenti. Non è garanzia di essere un bravo dirigente. Il calciatore deve imparare che quando esce dal campo parte da zero e deve imparare. La scelta di Maldini denota ingenuità e mancanza di malizia che lascia basiti. Nessun manager chiede autonomia assoluta. Cambiare il meccanismo è insensato e denota mancanza di conoscenza del mestiere e del ruolo del dirigente. Il Milan l’ha concessa a Maldini e Massara, a fine campionato ci sarà una review. Trovo positivo il percorso del Milan, trovo sbagliato attribuire il tutto ad una sola persona. Sono state coinvolte diverse persone e varie scelte, non si può personalizzare. Non è sminuire o denigrare Maldini. Sostituire un metodo basato su un team con uno basato su una persona è una cosa pericolosa. I risultati sino ad ora non hanno pagato”.
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