Dopo un anno e mezzo nella Capitale, sponda giallorossa, l’uzbeko si è trasferito alla corte di Gotti con la formula del prestito
Una nuova settimana e l’inizio di una nuova vita professionale per Eldor Shomurodov che è tornato in Liguria dall’unica porta aperta in Serie A, lo Spezia. Dove lo hanno fortemente voluto. Il tecnico Gotti lo ha chiamato per farlo sentire perno importante di un progetto: complesso, perché in ballo c’è la salvezza, ma stimolante. Probabilmente è quello di cui l’attaccante uzbeko aveva più bisogno in questa fase del suo percorso. I due anni a Roma devono averlo minato nelle certezze: le scelte di José Mourinho sono state in molti spiegabili, un po’ meno quando Abraham era in crisi profonda e il primo e unico cambio è stato Andrea Belotti, che ha ancora il numero 0 nella casella dei gol in campionato.
Giova una ricostruzione storica sull’arrivo di Shomurodov a Roma: venne preso da vice Dzeko, in un quadro che faceva presupporre un utilizzo più frequente, aspetto non di poco conto per uno della sua struttura fisica che per mettersi in moto ha bisogno della giusta carburazione. Di lì a poco Edin chiarì la sua voglia di cambiare aria (aspetto decisivo per rinfrancarlo e farlo diventare quello che oggi è tornato ad essere con l’Inter) e il club giallorosso decise di investire su Tammy Abraham con un ok grosso così da parte di José Mourinho. Chiaro che entrare in competizione con un attaccante giovane e per il quale la Roma aveva messo in piedi una operazione economica importante e plurimilionaria è diventata un’altra cosa per Shomurodov. Allla fine gli esiti sono andati forse al di là dell’immaginazione. Per Mourinho l’uzbeko ha perso posizioni fino a scivolare in una sorta di anonimato.
Quando si innescano certi processi è difficile intercettarne il bandolo e capire i perché. Può accadere persino che non sempre ce ne siano. Shomurodov a tutto questo si è allineato, senza mancare mai dal punto di vista comportamentale (la famosa sortita dalla nazionale di inizio anno è stata poi ampiamente chiarita e derubricata a cattiva traduzione dal giocatore, dal club e dal tecnico stesso: dunque un caso mai aperto): la qual cosa rientra nella norma quando si vive in un gruppo di lavoro, non va certamente esaltata per questo, ma visto che il calcio ogni tanto ci ha fornito segnali diversi, vale la pena citarlo, magari anche una garbata sottolineatura. Poi magari si potrebbe scendere anche sul piano del rendimento per scoprire (per molti sarà una scoperta) che nei 1339 minuti giocati in 48 partite con la maglia giallorossa addosso (meno di mezzora a gara dice la media) l’attaccante uzbeko ha realizzato 6 gol e altrettanti assist, incidendo ogni 111’ in cui ha giocato.
Valeva la pena… Guardarlo un po’ di più? Questo lo dirà lo Spezia, con cui Shomurodov ha già iniziato la sua nuova avventura. Alla fine è arrivato in prestito, magari quattro mesi fatti ad un buon livello potranno servire alla Roma per ricollocarlo sul mercato ad una cifra più consona rispetto a quella spesa. Altro grande tema che spesso accompagna i calciatori e fa sì che si crei un inevitabile assioma tra i soldi spesi (17,5 più bonus probabilmente mai maturati) e l’attesa del rendimento in campo. Per essere trasparenti in questo caso bisogna dire che le medie minuti/gol assegnano a questo rendimento un senso, ma l’utilizzo effettivo del giocatore suggerirebbe un giudizio finale da “rivedibile”.
Shomurodov, allo Spezia per rilanciarsi
Probabilmente è l’uzbeko per primo che ha tanta voglia di rivedersi. Spezia ha tutta l’aria di essere il posto giusto al netto dei limiti e della classifica della squadra di Gotti. La Roma ha costruito con i liguri una operazione in cui mancando l’accordo sull’obbligo, ha incassato 1,5 milioni per il prestito e il pagamento dell’intero ingaggio da parte dell’acquirente: condizioni comunque non facili di questi tempi. Alla peggio in estate, l’attaccante varrà quanto oggi: con altri tre anni di contratto davanti. Domenica prossima c’è Spezia-Napoli al ‘Picco’ e dovrebbe essere l’occasione giusta per un esordio in grande stile.
Shomurodov ne ha bisogno perché in cuor suo un pensiero c’è e raccoglie tutto il senso della sfida che non ha smesso mai di giocare: il grande calcio è stato il sogno accarezzato arrivando a Roma. E con la Roma il filo rimane e scorre lungo quella formula del prestito che non esclude il ritorno. Per ripartire, sì. Ma nella testa di Eldor forse frulla un mai dire mai…