La situazione della Roma: da Mourinho al paragone con le rivali d’alta classifica
Metti un weekend con il classico turno di campionato spalmato. E metti José Mourinho che alzando il livello dialettico del confronto interno (con la società e i tifosi) concentra i riflettori su di sé e porta la Roma al terzo posto in classifica: dentro una battaglia apertissima ma comunque ora titolare di una piazza Champions.
Metti che sia strategia che magari torna anche un po’ utile a se stessi: non ne avrebbe bisogno Mou, ma uno che vive per vincere e ha vinto tanto, magari comincia a specchiarsi in una stagione in cui la Coppa Italia la hai un po’ buttata via, l’Europa League non è proprio una cosa facile e allora il posto Champions devi trasformarlo in un trofeo e metterci la firma. Una firma attraverso la quale dire “se non ci avessi messo del mio qui non saremmo arrivati”. Può starci, anche questo. Anche perché i -15 alla Juve hanno agevolato o… complicato il compito, dove per complicato bisogna leggere che arrivare entro le prime quattro diventa quasi un obbligo. Perché?
Torniamo alla giornata di campionato. E riavvolgiamo il nastro dello Special sui temi a lui cari: il mercatino, i bambini, i cambi non all’altezza, la squadra che fa il massimo per quel ha dentro, che poi è un modo per dire “ha poco e lo dà tutto”. Quei cambi non all’altezza ronzano nella testa fintanto che non ti metti lì e scorri i tabellini. E cominci il gioco con in testa le quattro sostituzioni della Roma contro il Verona: Belotti (obbligato), Zalewski, Celik e Wijnaldum. Il gioco parte da quelle che vogliamo definire fuori concorso (due effettive, una tirata per la giacca). Il Napoli mette dentro in corsa Simeone, Zerbin, Lozano Ndombele e Zielinski. E vabbè… L’Inter fa subentrare Gagliardini, Gosens, Chalanoglu, Lautaro e D’Ambrosio. I cambi del Milan (eccola la fuori concorso un tantino stiracchiata) sono Bakayoko, Rebic, Saelemaekers, De Ketelaere e Giroud. Pausa: quanti di questi giocatori un tifoso della Roma vorrebbe in giallorosso? Il blocco Napoli (Simeone, Lozano, Ndombele e Zielinski) va preso ma quello è davvero fuori concorso, dell’Inter si possono onestamente citare Lautaro e Gosens, del Milan Giroud e punto.
Arriviamo alla due vere competitor della Roma per il quarto posto (o persino il terzo): l’Atalanta e la Lazio, perché di questo oggettivamente si tratta. Gasperini butta dentro Vorlicky, Palomino, Muriel e Soppy, Sarri si limita a Cancellieri, Basic e Romero.
Ora, riscorrendo davanti agli occhi i quattro nazionali della Roma (un azzurro, un polacco, un olandese e un turco) si può serenamente dire che il paragone non appare sostenibile, con tutto il rispetto delle altre due rose e delle ulteriori valutazioni che si possono fare. Ma se si parla di cambi davvero il discorso diventa difficilmente sostenibile. Soprattutto ora che Belotti sembra recuperato ad una condizione accettabile e Wijnaldum sta mettendo sempre più muniti per cui fra due o tre partite potrà dirsi del tutto recuperato.
Tutto questo non significa che la Roma abbia fatto il miglior mercato possibile, questo assolutamente no. Ma che le soluzioni, per il tipo di campionato che si è venuto a creare, alle spalle dello Special ci sono: e sembrano di buon livello. Anche grazie ai suoi meriti, a quanto ha lavorato per esempio con lo staff su Bove rendendolo una risorsa vera e non più un bambino: più pronto, oggi, rispetto a Tahirovic che sembrava inspiegabilmente averlo scalzato. Per finire si diceva della Juve e di quel -15 che ha sgombrato la ressa Champions. Dalla panchina dell’ultimo week end sono entrati Bonucci, Iling Junior, Di Maria, Fagioli e De Sciglio. Anche in quoto caso quanti sono i giocatori che farebbero dire ad un tifoso romanista “dammelo a me”? In tutto questo Mou è terzo, la gente lascia tranquilla la squadra e dibatte su di lui e le sue uscite. Ne sa una più del Diavolo José: per questo (anche) ha allenato l’Inter.
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