Il 13 febbraio in Sampdoria-Inter abbiamo assistito al litigio tra Barella e Lukaku. Neanche dieci giorni dopo, a quello tra Onana e Dzeko in Inter-Porto. Simone Inzaghi dimostra ancora una volta qual è il suo limite
La vittoria dell’Inter in Champions League contro il Porto passa anche, o forse soprattutto, da lui. Andre Onana, insieme ad Hakan Calhanoglu, è il migliore in campo.
Al 36’ salva con i piedi un tiro insidioso di Grujic. Al 54’ si tuffa e impedisce a Taremi di segnare. Neanche tre minuti dopo un doppio e incredibile intervento prima su Zaidu e poi nuovamente su Taremi.
Al 38’, però, si rende protagonista di un battibecco con Edin Dzeko. Acerbi ha appena salvato sulla linea un gol già fatto, ma il gioco viene fermato dall’arbitro, il serbo Jovanovic, per un precedente fallo di Taremi su Bastoni. Onana protesta comunque e Dzeko gli urla “stai zitto e torna tra i pali”. Onana risponde più volte all’attaccante, con Calhanoglu che cerca di riportare la calma, tappando la bocca al portiere. Insomma, scena già vista. Giusto due partite fa, Lukaku e Barella non se le mandavano a dire.
Inoltre, dopo un primo tempo assolutamente anonimo, il bosniaco viene sostituito nel secondo per lasciare il posto all’uomo che poi di fatto decide il match: Romelu Lukaku. Dzeko, anche in questa occasione, si mostra visibilmente irritato. Stavolta nei confronti di Simone Inzaghi.
E allora parliamo di Inzaghi. Perché non bastano più le dichiarazioni dei giocatori a fine partita che rassicurano tutti con “cose di campo, colpa dell’ adrenalina o del nervosismo”. Qui si tratta di come viene gestito lo spogliatoio. Non è che Inzaghi è troppo buono? Che si faccia voler bene nessuno lo mette in dubbio. Ma a volte servono le maniere forti. Non è un lavoro facile (Onana ha lasciato il Camerun dopo aver discusso con il CT), ma anche questo fa parte del lavoro dell’allenatore.
Se andiamo un po’ a ritroso, ma neanche troppo, ci rendiamo facilmente conto di come a vincere negli ultimi 15 anni siano stati gli allenatori con più polso.
Due nomi? José Mourinho e Antonio Conte. E sì che di personalità difficili da gestire ne avevano! Lo Special One doveva fare i conti con Mario Balotelli, ma anche con Marco Materazzi. Mica facile. Mentre Conte ha messo in riga Lautaro Martinez. “Devi portare rispetto, invece di fare il fenomeno!” Gli disse il tecnico salentino dopo un cambio poco gradito dal Toro. E Lautaro oggi sta diventando un attaccante completo.
Non si sono mai fatti odiare Mou e Conte, anzi. Iconico il lungo abbraccio e le lacrime tra l’allenatore portoghese e Materazzi, quando il primo salì su un’auto del Real Madrid dopo la vittoria della Champions League dell’Inter. O ancora il rapporto tra Lukaku e Conte, che ha reso il belga un attaccante in grado di regalare dopo 11 anni di digiuno lo scudetto all’Inter.
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