Il presidente della Federcalcio Italiana ha chiarito il ruolo della Covisoc all’interno del caso Plusvalenze che ha colpito la Juve
Dopo la sentenza emessa la scorsa settimana dal Tar Lazio che ha obbligato Covisoc e Procura Figc a consegnare alla difesa di Cherubini e Paratici la famosa carta del 14 aprile 2021, quest’oggi è arrivata anche la versione del presidente Gabriele Gravina.
Intervenuto a margine del Consiglio federale, il numero uno della FIGC ha risposto in merito al caso legato alle carte Covisoc, cercando di placare le polemiche degli ultimi giorni: “Nel nostro Paese c’è una cultura del sospetto diffusa. È una strategia, un metodo di lavoro che fa parte del nostro paese e mi stupisce che si segua questa cultura”.
Gravina ha chiarito la posizione della Federazione, ribadendo di aver semplicemente richiesto alla Covisoc di fare degli accertamenti: “Capisco le diverse strategie, ma è evidente il modo di lavorare all’interno della Figc che io ho dichiarato dal primo istante, tracciando perfettamente i contenuti di quelle due mail. Non c’è niente di strano, ho chiesto alla Covisoc di fare accertamenti per forme di studio e la Covisoc rileva, tutto qui. È una modalità operativa di studio che si è trasformata in una forma di esaltazione, una modalità per trovare un grimaldello. Comunque capisco le esigenze della difesa e non entro nel merito”.
Juve, le ultime sulle carte Covisoc e caso plusvalenze
Come avevamo raccontato nei giorni scorsi su Calciomercato.it, sia nella prima che nella seconda carta Covisoc non sembrano esserci riferimenti diretti alla Juventus.
Va specificato che le difese ad oggi non hanno ancora richiesto la seconda carta. Qualora questa venisse sollecitata, dovrà comunque essere la Procura Federale ad autorizzarne l’uso. Finora la Procura l’ha ritenuta irrilevante e non l’ha inserita nei fascicoli di riferimento del processo legato al caso plusvalenze che nei mesi scorsi ha colpito la Juventus, sanzionata in classifica con 15 punti di penalizzazione.