All’Olimpico si è giocata l’andata dei quarti di finale di Champions League femminile tra Roma e Barcellona: blaugrana fortissime, ma per le giallorosse resta una notte di festa da ricordare
Aldilà del risultato, la notte dell’Olimpico resterà nella storia della Roma. E non solo della squadra femminile. Questa sera si è giocata l’andata dei quarti di finale di UEFA Women Champions League, che però non è stata una semplice partita internazionale, ma una serata densa di significato. Perché è stata la prima volta della Roma allo stadio Olimpico, con 39.454 spettatori: il numero più alto di spettatori paganti nella storia del calcio femminile.
Le ragazze di Spugna si sono trovate di fronte il Barcellona, al momento la squadra più forte del mondo, rullo compressore in campionato (22 vittorie su 22 con 98 gol fatti) così come in Europa, con uno score di 1 sconfitta nelle ultime 52 partite. Ma il movimento del calcio femminile in Italia resta in continua crescita, anche e soprattutto per merito della società giallorossa che sta investendo sul mercato, a livello mediatico, infrastrutturale. Da quando è nata nel 2018 dalle ceneri della Res Roma, la Roma femminile ha registrato un costante aumento di competitività sfidando la Juve fino a quel momento dominatrice. Poi è arrivata la finale di Coppa Italia persa col Milan e la ‘vendetta’ dell’anno successivo col primo storico trofeo, a cui è seguita la Supercoppa Italiana. Quest’anno la Roma di Alessandro Spugna, ex Empoli, con la guida dell‘Head of Women Football (e prima allenatrice giallorossa) Betty Bavagnoli, sta cannibalizzando il campionato. E alla sua prima partecipazione alla Champions è arrivata ai quarti.
Risultati che fanno passare in secondo piano la sconfitta di stasera, contro un Barcellona semplicemente troppo forte che ha dominato quasi tutta la partita. A decidere un gol al 33′ di Paralluelo, un mancino elegante e preciso dal limite, diretto all’angolino. Roba di un altro livello per quello a cui siamo abituati in Italia. Su cui comunque la Roma ha protestato a lungo per un possibile fallo a inizio azione, e la palla che forse era uscita.
La differenza in campo a livello tecnico in primis, è stata netta, ma c’è spazio per colmare questo gap. Anche grazie ai miracoli di una strepitosa Ceasar, in assoluto stato di grazia. Nonostante questo le giallorosse di Spugna non sono mai uscite dalla partita, hanno sofferto provando a ribaltare il fronte con voglia e determinazione. E nella ripresa hanno giocato un grande match, con tre occasioni super. Prima con Giacinti, tra le più importanti giocatrici del panorama femminile italiano, da cui la Roma prende grande fiducia. Sfiorando l’1-1 anche con Glionna e poi con Andressa. Poi ancora Giacinti. Quattro chance clamorose, peccato.
A cui si aggiunge un super tiro da fuori di Giugliano, con la grande risposta del portiere avversario. E poi nel finale un check del Var per un fallo di mano in area blaugrana e un possibile rigore che ha fatto ribollire l’Olimpico. Giugliano che, dopo 6 anni, riporta la maglia numero 10 della Roma all’Olimpico. Così, per dire.
Spinte da un pubblico fantastico, che ha cantato dal primo all’ultimo minuto. Esaltandosi sulle folate offensive della Roma. Come hanno fatto anche nell’intervallo, quando sul palco è salita Noemi (poi raggiunta da Carl Brave) per esibirsi come madrina della serata e dei romanisti. Lei che è giallorossa fino al midollo. Intanto la ct della Nazionale Bertolini osserva soddisfatta, visto che dalla Roma arrivano tantissime risorse per la squadra maggiore che per la Primavera. Il Barcellona va vicino tantissime volte al raddoppio, manca di precisione e sbatte su Ceasar. Alla fine è 1-0 e tra una settimana c’è il ritorno con ancora – lo dice il risultato – tutto in ballo. L’impresa sarebbe epica, ma nel calcio mai dire mai. Di certo c’è l’auspicio che tutto questo diventi solo l’inizio. E c’è da credere che a Elisa Bartoli, capitano e romanista osannata da tutto lo stadio (con il coro ‘C’è un solo un capitano’, vi ricorda qualcosa?), i brividi non passeranno mai più. Alla fine sono solo applausi.
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