L’agente e intermediario internazionale in esclusiva a Calciomercato.it prima di partire per la Danimarca: “Perché il calcio italiano fatica a sfornare talenti”
Un passato illustre come responsabile scouting tra Sampdoria, Fiorentina e Milan, un presente come agente e intermediario di livello internazionale. Poco mediatico. ma tra i più attivi sia in Est Europa che in Scandinavia con la sua agenzia ‘MTA Group‘, Alessandro Acri ha parlato in esclusiva a Calciomercato.it prima di partire per la Danimarca.
– Quindi sarà scandinavo il prossimo talento che porterai in Italia?
“Credo che la settimana dopo Pasqua possa arrivare qui per firmare. È un attaccante kosovaro molto giovane con passaporto danese. 1.87 di altezza, sa fare le due fasi. Potrei paragonarlo ad Immobile per come sa attaccare la profondità”.
– Come è strutturata la tua agenzia e come si prepara al mercato?
“Abbiamo un reparto marketing che cura anche l’immagine del calciatore. Poi, ovviamente, c’è un reparto scouting composto da sette persone più dei collaboratori esterni. L’agenzia è ramificata tra Est Europa e Africa, dove abbiamo appena avviato due partnership. Per il mercato si parte dopo il 20 febbraio e dopo aver fatto una scrematura di diversi profili. L’ultima valutazione, prima di cominciare a muoversi, spetta a me”.
– In qualità di intermediario ora hai il mandato di Mohamed Kaba e Manuel Polster.
“Kaba è un centrocampista francese moderno, una mezz’ala con grande gamba in forza al Valenciennes. Si tratta di un classe 2001 dal grande potenziale e dalla grande fisicità. A mio avviso è pronto per la Serie A. Polster dell’Austria Vienna è un quinto di sinistra, un mancino naturale classe 2002 molto offensivo che in Italia, naturalmente, avrebbe la possibilità di crescere. Per entrambi abbiamo già avuto dei feedback positivi da quattro-cinque società italiane”.
– In Italia hai portato tanti talenti dell’Est Europa e non solo: quali sono quelli a cui sei più legato?
“Sono legato a tutti. Da poco ho portato al Genoa Nicolas Gucik, una prima punta slovacca molto forte. Classe 2007, talento di grandissima prospettiva. Per fare il nome di un italiano, invece, dico Sottini. È un mancino con prospettive importanti, un ragazzo di personalità senza eccessi. Sono sicuro che all’Avellino – dove si è trasferito a gennaio dopo l’esperienza alla Triestina, ndr – farà bene e potrà ancora crescere. L’Inter (proprietaria del cartellino, ndr) lo segue con costanza e attenzione come fa per tutti i suoi giovani che giocano in altre società”.
– Un calciatore dell’Est Europa che ‘consiglieresti’ alle italiane?
“Be’, Szoboszlai: un giocatore assoluto. Problema è che gioca nel Lipsia, una bottega cara. Poi, sconfinando, Terem Moffi, punta nigeriana ora al Nizza”.
– Per concludere: perché il calcio italiano fatica ad esprimere grandi talenti? Anche in rapporto all’Europa dell’Est che conosci molto bene.
“La prima vera differenza è che qui si lavora poco. Si lavora poco perché mancano le strutture e quindi i ragazzi trovano delle difficoltà ad allenarsi per tante ore. L’Empoli, per citare una delle nostre eccellenza, sforna sempre talenti perché investe e ha strutture adeguate di primissimo livello, oltre che un presidente competente e un Ds (Accardi, ndr) giovane e preparato. Poi posso citare il Lecce, il Modena e l’Atalanta che con Costanzi, negli ultimi anni, ha svolto un lavoro straordinario che è sotto gli occhi di tutti”.
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