Nella cornice meravigliosa del Maschio Angioino a Napoli, Luciano Spalletti ha ricevuto il Premio Bearzot
Bella mattinata di sport a Napoli, dove Luciano Spalletti ha ricevuto il Premio Bearzot, riconoscimento istituito nel 2011 che quest’anno è andato di diritto all’allenatore azzurro che ha fatto rinascere un popolo facendolo sognare.
Un’occasione, fortemente voluta dall’US Acli organizzatrice del premio, che ha visto la partecipazione di alcuni dei principali volti dello sport e del calcio come il presidente del Coni Giovanni Malagò, il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, ma anche l’arbitro Fabio Maresca e Nicola Pietrangeli, leggenda italiana che ha ricevuto un premio speciale alla carriera. Prima di ricevere il premio, dopo lo show di De Laurentiis, Spalletti ha parlato della stagione del Napoli: “Le necessità ci hanno portato più ad affrontare certi addii come squadra piuttosto che singolarmente come Insigne e Koulibaly. Quando si trattava dell’indifferenza in cui sono arrivato perché venivamo da risultati non accettati dalla società, c’era bisogno di compattarsi e fare un corpo unico”.
Spalletti: “Questo Napoli è di un’altra pasta, abbiamo fatto un patto”
L’allenatore di Certaldo ha ribadito poi il suo amore per la città: “Avete visto quanto è bella Napoli? Ho scelto di vivere a Castelvolturno perché non si può guardare per quanto è bella. Perché poi uno si impressiona, diventano gli occhi tutti azzurri a guardare Napoli. Anche i calciatori devono essere bravi, rischiano con l’euforia di sentirsi appagati e questo è il peggior nemico che ci possa succedere. Ma tutte le volte che tento di fare dei discorsi dove ho il timore che calino l’attenzione e lo stimolo, loro tutte le volte mi guardano a fine partita del giorno dopo come a dire ‘Vedi che non è così?’ Sono fatti di una pasta diversa”.
Ora il Napoli, oltre allo scudetto ormai acquisito, ha anche il sogno Champions: “Sì, è una cosa che va vissuta totalmente e non vediamo l’ora di andare a confrontarci perché sono cose bellissime che a me non sono mai capitate a 64 anni. Anche i calciatori stessi devono stare attenti, perché il tempo passa per non ripassare più. Queste partite sono di grande bellezza. Fisicamente ho uno staff di prim’ordine. Il presidente mi ha permesso tutte le qualità possibili. Penso che sia fondamentale capire che non ci si porta dentro il passato a queste partite qui. Dentro quelle partite lì non possiamo non portare questo minimo vantaggio in campionato. Ma si riparte da zero, Bearzot in questo senso è stato un progenitore, fonte di ispirazione di questa categoria”.
Poi su Kvaratskhelia: “Quando stavamo per prenderlo, le domande a qualche amico le ho fatte e mi dicevano che era bravo. Poi ci sono differenze tra i campionati, ma ora i confini calcistici sono più sottili. È più facile entrare in un modo di lavorare differente dal solito. Qui a Napoli sono tutti appassionati ai propri colori. Però poi è ancora il tempo del lavoro, è un patto che abbiamo fatto con la squadra e loro ce l’hanno chiaro. Poi si festeggerà.
“Se lui è il più forte che ho allenato? E Lobotka? Dobbiamo stare attenti a non fare torti al resto della squadra. Parliamo di calcio moderno, di qualità dei calciatori, dentro ci va messo Di Lorenzo, che sa svolgere più compiti in più ruoli. È un difensore incredibile, quando va a costruire, va a mettersi da centrocampista, quando va avanti con le sue incursioni è uno che dai numeri evidenzia le debolezze della difesa avversaria. Dentro questa sua qualità c’è dentro la crescita di altri calciatori. Sono bravi quanto sono bravi tutti gli altri”.