La decima sconfitta in Serie A segna in maniera inevitabile il destino di Inzaghi: ecco tutti gli scenari per i sostituti
Non sono le chiacchiere, ma i fatti (e i risultati) ad indirizzare verso la fine il rapporto tra Simone Inzaghi e l’Inter. Subito? Verrebbe da dire ancora no, ma a questo punto gli sviluppi andranno seguiti giorno per giorno, se non ora per ora.
L’ultimo mese nerazzurro, tolta la qualificazione ai quarti di Champions dopo aver resistito anche con un bel po’ di fortuna (nessuno si offenda) all’assedio finale del Porto, è stato probabilmente il peggiore che un interista potesse aspettarsi. Inzaghi e i suoi sono capitolati quattro volte su cinque in campionato: la sconfitta di ieri con la Fiorentina fa male quanto quella della settimana prima con la Juventus, entrambe maturate al Meazza, tra l’altro. Ma anche l’intera posta in palio lasciata sia a Bologna che a Spezia ha contribuito ad aggiungere elementi al crescere di una crisi che ora si è fatta davvero conclamata. Unico sorriso (oltre al Porto, per quello che la sfida ha detto nel doppio confronto) , la vittoria con il Lecce.
È stato un mese in cui l’altro elemento, oltre le sconfitte, arriva dal progressivo prosciugamento delle risorse offensive: con secchi 1-0 le sconfitte patite da Bologna, Juve e Fiorentina, senza che le punte di Simone Inzaghi riuscissero mai a dare uno squillo che ne testimoniasse la presenza. A Spezia ha segnato Lukaku su rigore (e il belga merita un discorso a parte), con il Lecce Mkhitaryan e Lautaro: l’argentino da questo punto di vista è stato il vero trascinatore della stagione, con 17 centri complessivi. Anche Edin Dzeko è andato in doppia cifra (11), ma Edin si è fermato alla rete con il Napoli il 4 gennaio in campionato, e in Champions addirittura ad ottobre (la doppietta contro il Viktoria Plzen).
Lukaku invece è ormai definitivamente la controfigura di se stesso e di quello che gli interisti avevano amato alla follia nelle due stagioni tra il 2019 e il 2021 con Antonio Conte in panchina: 64 reti in due stagioni (34 e 30), in questa è arrivato a 5 e, al di là dei guai fisici, è parso dentro un declino preoccupante. L’errore a porta vuota ieri contro la Fiorentina può essere una delle fotografie più impietose di questa annata dell’ex Chelsea: ha rivoluto a tutti i costi l’Inter, alla fine l’ha avuta ma non è riuscito a riconquistarla come avrebbe dovuto e voluto.
Dentro tutto questo quadro, il ragionamento è partito proprio da lì, il nodo Simone Inzaghi è centrale alla crisi dell’Inter. Messo in dubbio più volte nel corso della stagione – questa è almeno la terza – ora è davvero alla resa dei conti e il fatto che il futuro non sarà nerazzurro a questo punto appare una certezza.
Manca un anno di contratto, bisogna capire se si arriverà ad una transazione a fine stagione ma non escludere che le cose possano precipitare prima. Cosa non ha convinto di Simone per i dirigenti nerazzurri: una gestione delle situazioni senza che queste si trasformino in ostacoli o, peggio, difficoltà da rivendicare a propria scusante. E questo in un grande club diventa prerogativa irrinunciabile in un grande club. E poi quel rivendicare le vittorie da Re di Coppe (titolo inconfutabile) comparandole con un recente passato non così ricco di trofei, esercizio che al cospetto della storia nerazzurra sarebbe opportuno evitare.
Cosa dice il futuro immediato e prossimo in termini di sostituti? Il romeno Cristian Chivu, alla guida della Primavera, ambisce ad iniziare questa carriera tra i professionisti, da ex in campo è anche molto stimato e potrebbe diventare almeno un traghettatore. Il fatto poi, che nella quattro sconfitte di questo mesi ci sia quella contro il Bologna diventa quasi uno scherzo del destino se andiamo a mettere a fuoco la candidatura di Thiago Motta come possibile, prossimo titolare della panchina dell’Inter. Anche lui ex, anche lui come Chivu tra gli eroi del triplette con Mourinho, è un nome molto spendibile, a Milano come a Parigi: nel Psg ha iniziato il suo percorso da tecnico dopo aver terminato quello in campo, e la stima che ha per lui Al Khelaifi in persona risulta incondizionata. Attenzione anche a Diego Pablo Simeone che sembra davvero (stavolta) essere arrivato alla fine del suo eterno rapporto con l’Atletico Madrid: anche l’argentino è nel novero dei papabili e ha un posto privilegiato nel cuore del popolo nerazzurro.
Giorgio Alesse
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