Il capitano della Roma non sta vivendo una stagione all’altezza di quelle passate, ma il suo contributo resta di alto livello
Non è la migliore stagione di Lorenzo Pellegrini. Lo dicono i numeri, lo dice anche il capitano della Roma al quale una cosa non manca: la capacità di lettura e di autocritica. Assodato questo, il fermento negativo che spesso accompagna Pellegrini andrebbe studiato come fenomeno sociale: per andarlo a comprendere meglio.
Perché trovarne i punti deboli è troppo facile, anche stando solo ai numeri che certificano come probabilmente un calciatore in grado di incidere tanto nell’ultima zona del campo, quella deputata alla fase realizzativa, non c’è stato in questi anni. Scriviamolo con i numeri, perché si “capiscono” meglio, impattano in modo inequivocabile: 40 gol e 50 assist, in sei stagioni giallorosse questo ha fatto Lorenzo Pellegrini con la maglia della Roma. Questa stagione è sicuramente la meno prolifica finora: le sole 2 reti in Serie A fanno dire che Lorenzo è andato sotto alle sue due prime stagioni giallorosse, in cui chiuse a 3 reti.
Da agosto ad oggi complessivamente i gol sono 5 (la quota più alta, 3, in Europa League) e 8 gli assist: qui tutto sommato il contributo offerto continua a pesare, visto che meglio nella classifica di squadra dei passaggi-gol ha fatto solo Paulo Dybala con 7. Il dato globale comunque è quello che si fa notare di più e racconta inequivocabilmente di un calciatore capace di incidere senza necessariamente essere “visibile”. Dove nella “visibilità” va ricompresa la “normalità” di Pellegrini, che non è istrione, non è guascone, non è ammiccante, non offre spunti gossip.
Quella normalità spallettiana (il tecnico del Napoli fu il primo a introdurre il sostantivo a Trigoria: era il primo Spalletti) che significava però tutto il contrario dell’accezione che il termine “normale” ha per convenzione: quindi impegno, lavoro, valori, disponibilità, qualità senso di appartenenza, voglia di sacrificarsi. Lorenzo Pellegrini ha tutto questo, è dentro tutto questo: e non lo ha fatto a chiacchiere, ci ha messo 40 gol e 50 assist. Viene in mente un paragone che non vuole essere tecnico (non avrebbe senso), ma che fotografa una situazione molto simile se chi legge avrà la bontà di tornare con la mente all’estate 2017. Non dopo: sarebbe troppo facile.
Non inorridiscano i più assidui frequentatori dei social: Mohamed Salah. Dopo due stagioni alla Roma l’egiziano – altro prototipo dell’antidivo – lasciò in dote alla Roma 35 gol e 22 assist. Ebbene, nelle coscienze comuni fece molto più scalpore la cessione di Alisson che la sua, in qualche modo digerita (non da tutti eh) salvo poi rivalutare a mesi di distanza il contraccolpo. Niente da fare, il calciatore che non è divo colpisce meno, lascia meno il segno. Basta tornare di poco indietro con la mente.
Senza alimentare dualismi e parallelismi (ci hanno anche provato in molti quando giocavano insieme, ma aveva poco senso anche per i ruoli differenti): ha acceso più la fantasia di tifosi e media Pellegrini o Zaniolo? Risposta facilissima, Nicolò: impatto sulla Roma in 4 anni e mezzo, al netto di due infortuni gravi, 24 gol e 18 assist. Poi, ma mica tanto poi, ci sarebbe da fare un ragionamento proprio sul ruolo: i 40 gol e i 50 assist di Pellegrini assumono un valore numerico ancora più alto se si pensa che il capitano giallorosso arriva da mezzala, poi subisce la trasformazione di ispiratore delle punte e poi, per la sua duttilità e la sua disponibilità, galleggia tra il trequarti e i due davanti alla difesa come un elastico, avvicinando e allontanando di continuo il rapporto con la porta. Questo non aiuta mai troppo un calciatore: nel caso di Pellegrini qualche problema fisico ha fatto il resto dentro la stagione che volge al termine più che nelle precedenti.
Alla fine restano sempre quei 40 gol e quei 50 assist per uno che non fa l’attaccante di mestiere, ma che forse farebbe tanto bene il suo compito da mezzala, per esempio in un 4-3-3. Che forse la Roma ha anche gli uomini giusti per giocare. Matic (o Cristante), con Wijnaldum e il capitano come alfieri no? E Abraham (o Belotti) con Solbakken (o El Shaarawy) e Dybala accanto no? Magari sì.
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