Le ultime Roma news sulla sfida di Europa League contro il Feyenoord. Mourinho a caccia della rimonta, Slot vuole la rivincita
José Mourinho e la Roma in campo con l’Olimpico. Non alle spalle: dentro la cancha, come ha chiesto il condottiero che tra le sue qualità ha quella di saper toccare le corde. Serve la rimonta, servono due gol e basta per sbarazzarsi del Feyenoord e mettere tutti e due piedi nella semifinale di Europa League: due gol o comunque uno in più degli olandesi che a casa loro hanno vinto 1-0, nella somma dei 180 minuti. Sapendo che Slot ha ancora negli occhi Tirana e la Conference League alzata sul viso dai rivali giallorossi con quella che – senza deludere gli adulatori punto e basta – resta l’unica perla davvero scintillante dell’avventura di Nicolò Zaniolo alla Roma. Pragmatico lo Special, di queste notti ne ha vissute in quantità ed è inutile perdere energie a paragonarle con altre.
Certe notti… serve che Llorente continui a dimostrare questa solidità nella linea con Smalling e Mancini, questo piede educato con cui innescare una ripartenza. E serve che il Chris il Muro continui ad essere tale, dando quella incrollabile sensazione di non poter essere abbattuto mai. E serve che Mancini lotti alla sua maniera, senza uscire mai dai binari, concentrato e agonisticamente spietato. Certe notti… serve che Cristante continui ad essere quello dell’ultimo mese e mezzo, non solo affidabile per ogni allenatore che ha avuto ma ovunque, come un avatar che moltiplica la Roma in ogni zona del campo.
Certe notti… serve questo Wijnaldum, atteso da agosto, quando arrivò e si fece male e ora sempre più dentro i giri di un motore che sarebbe servito da inizio stagione se è quello che si sta vedendo in termini di ordine e dinamismo. E servirà il Matic imperiale ammirato fin qui, che catalizza palloni e li scarica con i tempi da orologeria svizzera di precisione e la fisicità del Robocop che se gli sbatti addosso ti fai male e se gli cerchi la palla non la trovi. E servirà Bove, il bambino di Mou, la sua fame che lo fa scattare sulla preda, il pallone, come nel rigore ribattuto dal palo con l’Udinese.
Europa League, Roma vs Feyenoord sulle note di Ligabue
Certe notti… serve quello Spinazzola lì, la Spina attaccata sulla fascia sinistra che produce progressioni a ripetizione, che punta, salta e fa male, perché in quel “vai-fermati-riparti” c’è il guizzo che può cambiare la partita. E certe notti… non può mancare Zalewski, la sua applicazione infinita, quel modo di trasformarsi da attaccante a esterno tutta fascia, trovando l’equilibrio giusto per stare o partire, interpretando il ruolo mai in modo passivo e, anche questo bisogna dire, con una maturità che a 21 anni non bisogna dare per scontata ma considerarla uno straordinario valore.
Certe notti… sono le notti di Lorenzo Pellegrini, che dentro una stagione diversa dalla scorsa, più avara di gol, mette la passione, l’amore, le sue qualità , il suo senso tattico, il suo esserci sempre, oltre ogni volta che può, la sua faccia ‘normale’ che forse ammalia poco qualcuno, pochi: e la Curva Sud lo ha detto chiaro e lui li ha indicati con il dito, come in un abbraccio solo. Serve il leader silenzioso che sa farsi sentire dentro e non deve farlo vedere fuori, il primus inter pares latino (primo tra gli uguali, ndr) che più romano di così non si può. Serve semplicemente lui, il Capitano.
Certe notti… le può cambiare Dybala, che si è risparmiato per esserci, che farà di tutto per esserci, e che con un suo guizzo potrà cambiare il percorso della partita. Dosando gli spazi con i compagni d’attacco, trovando l’equilibrio migliore che esalti la qualità immensa. Certe notti un Belotti come quello visto contro l’Udinese, per esempio, può esser tanto utile e aprire tanfi spazi ghiotti. E certe notti Tammy-gol, Tammy Abraham, quello che cantava l’inno in mezzo al campo e che da un po’ sembrava vagamente intristito, se quel gol contro l’Udinese lo ha fatto risentire lo stesso devastante della scorsa stagione… sì, certe notti la gazzella di Camberwell le può vergare con una firma d’autore di cui l’Olimpico sente tanto il bisogno.
Giorgio Alesse