La Juventus sta valutando la propria strategia difensiva, in attesa dell’accusa: “Il patteggiamento può avere una sua sostenibilità”
Sono settimane molto importanti per i processi che coinvolgono la ‘Vecchia Signora’. Da una parte ci si appresta a tornare davanti alla Corte federale d’Appello, dove verrà riesaminato il filone plusvalenze, mentre dall’altra attende di capire come si muoverà l’accusa.
Come spiegato dall’avvocato Giorgio Spallone alla ‘Gazzetta dello Sport’, infatti, “l’accusa ha l’onere della prova e dovrà dimostrare le presunte irregolarità commesse dalla Juventus“. Un aspetto per nulla secondario questo e che inciderà in maniera determinante sulla strategia difensiva che adotteranno i legali della società piemontese. “Il club potrebbe giocare in difesa, prendendo le contromisure solamente dopo che avrà visionato le carte dell’accusa”. Tra le opzioni sul tavolo della Juventus, poi, c’è anche quella del patteggiamento.
Processi Juventus, avv. Spallone: “Il patteggiamento può essere sostenibile”
Sullo strumento del patteggiamento se ne sentono di ogni e c’è grande confusione al riguardo. L’avvocato Giorgio Spallone ha spiegato in maniera più dettagliata perché potrebbe essere sensato patteggiare e ha sfatato dei falsi miti.
Il patteggiamento, innanzitutto, “è una strategia difensiva e non un’ammissione di colpa”. Inoltre, nel caso della Juventus “può avere una sua sostenibilità, sopratutto alla luce dei riflessi che potrebbe avere il processo non solo a livello italiano, ma anche europeo”. Insomma, riuscire a limitare i danni alla stagione in corso potrebbe permettere ai bianconeri di lavorare già per il futuro con maggiore serenità.
Non è comunque affatto scontato che la Juventus decida di usufruire dello strumento del patteggiamento. Anche nelle ultime settimane, la società e la proprietà bianconera hanno ribadito a più riprese di ritenere di aver applicato correttamente i principi contabili internazionali e di non aver commesso nessun illecito. La strategia difensiva potrebbe anche mirare a scardinare l’accusa presentata dal procuratore Chiné.