Walter Sabatini ha presentato il suo libro ‘Il mio calcio furioso e solitario’, con la partecipazione e gli aneddoti di campioni come Daniele De Rossi e Diego Perotti
Al Circolo Canottieri Aniene Walter Sabatini ha presentato il suo libro, dal titolo ‘Il mio calcio furioso e solitario’. “Un testo che si è autogenerato, sono sorpreso di una scrittura così scorrevole”, racconta l’ex ds della Roma e responsabile dell’area tecnica di Suning, oltre che direttore sportivo di Bologna, Lazio e Salernitana. Una vita vissuta intensamente, con una carnalità speciale che lo ha sempre contraddistinto. Tanti curiosi hanno riempito il salotto del circolo, oltre ad amici di una vita e giornalisti.
Una parata di campioni, come Daniele De Rossi e Diego Perotti, suoi giocatori in giallorosso. Ma anche Mauro Baldissoni, ex dg della Roma, Nando Orsi, l’ad del Bologna Fenucci, il presidente del Coni Giovanni Malagò, Arianna Mihajlovic con tre dei figli di Sinisa, personaggi del cinema come Ilaria Spada e Sergio Rubini, ma anche Alberto De Rossi, rimasto più in disparte senza salire sul palco. Un saluto – in particolare a Daniele De Rossi – è passato a farlo anche Edoardo Bove, che era però al circolo per motivi personali non legati alla presentazione, a cui non è rimasto ad assistere.
Dopo essere intervenuto in esclusiva su Tv Play, è iniziata la presentazione del libro con le testimonianze di questi campioni. In primis Daniele De Rossi: “Lo considero come un figlio. Sarà il mio prossimo allenatore, per sua sfortuna mi prende in un momento della carriera nefasto. Lui è un allenatore, solo io ho colto il lavoro che hai fatto a Ferrara in una situazione complicata – dice Sabatini -. La tua squadra era riconoscibile, ora sbaraglierai tutti. Non puoi non fare l’allenatore. A Trigoria lo osservavo lavorare. E così farei anche ora, mi metterei ad ascoltarlo, ho la convinzione che possa farlo ad altissimo livello”.
‼️Anche Daniele #DeRossi e Diego #Perotti alla presentazione del libro di Walter #Sabatini👏
🚨Presenti anche #Bove e Alberto #DeRossi@calciomercatoit pic.twitter.com/8zYnkThBOE— Francesco Iucca (@francescoiucca) April 26, 2023
“L’unica cosa che non ho mai fatto col direttore – racconta invece De Rossi – è impuntarmi di non entrare nel suo studio, che era come un’area fumatori di un aeroporti. Facevamo passeggiate all’aperto e parlavamo. Il calcio è farlocco quando si vince, devi trovare persone che ci sono quando le cose non vanno bene. Con lui era un piacere parlare di calcio, sentivo sempre di aver imparato qualcosa dopo aver parlato di lui. Anche se durata poco e finita male mi è piaciuta tantissimo l’esperienza alla Spal. Lui mi fa sentire non dico protetto, ma so che parla di calcio alla mia stessa maniera e ha dei valori simili ai miei”.
L’omaggio a Sabatini di Perotti, Malagò e Arianna Mihajlovic
Poi è salito sul palco anche Diego Perotti: “L’anno scorso – dice Sabatini – l’ho chiamato a Salerno per fare un’impresa. Ma quella volta è successa una cosa che mi ha fatto rammaricare di non esser stato io in panchina. Io non ti avevo preso per tirare i rigori al 90′, ma per fare l’azione che ha portato al rigore. Quando ho visto che stavi calciando tu, mi si è fermato quel brandello di cuore che mi è rimasto. C’è un disegno divino che ti doveva colpire e infatti hai sbagliato il rigore e abbiamo dovuto rinviare la salvezza. Un dolore per me incredibile, per te e per il tuo percorso. Fosse stato per me, quel rigore col ca**o che lo avresti tirato”. L’argentino racconta: “Non ho mai litigato con Sabatini. Io non giocavo da sei mesi, lui mi ha chiamato alla Salernitana per fare la differenza. Quella volta non è entrato il pallone, ma la settimana successiva abbiamo raggiunto l’impresa. È bello essere qui con tanta gente che ti vuole bene, per me è un onore essere parte di questa storia”.
📚Al Circolo Canottieri Aniene la presentazione del libro di Walter #Sabatini: tanti campioni e amici per omaggiare uno dei ds più importanti della storia recente del calcio italiano👏@calciomercatoit pic.twitter.com/uGtEVbNteF
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Tocca poi a Mauro Baldissoni, che racconta un aneddoto di Sabatini: “Periodicamente aveva decisioni irrevocabili di abbandono perché aveva litigato con qualcuno della società. Ho trovato due lettere di dimissioni, ma stanno lì. L’ultimo giorno di mercato di gennaio, avevamo dato un giocatore in prestito al Brescia e avevamo deciso di cederlo al Sassuolo, che lo avrebbe rilevato da noi e poi lasciato in prestito al Brescia. Ma questo aveva bisogno di una certa procedura in Lega, ma c’era di mezzo anche il fuso orario con gli Stati Uniti. Sabatini ha obbligato la segretaria a scrivere la lettera di dimissioni, è andato via sbattendo la porta mentre io cercavo di farmi dare l’ok dagli Stati Uniti ma non mi rispondeva nessuno”. E poi l’ex ds aggiunge: “Sapevo che Mauro avrebbe combattuto con Pallotta al posto mio, confidavo nelle sue capacità di mediatore. Facevamo le ‘call’ con Pallotta che dopo 30 secondi finivano con certi vaffa****o, ma sentiti. Delle robe assurde, se Baldissoni non avesse messo delle toppe tante operazioni sarebbero saltate, come io sarei saltato 3-4 mesi prima“.
Poi su Radonjic, sua grande e tormentata scoperta alla Roma: “Radonjic per me è una grande rivincita perché ora sta facendo benissimo – racconta Sabatini -. L’ho portato a Trigoria che aveva 15 anni, era un ragazzino sbandato nella vita, veniva da una famiglia turbolenta, non lo trovavo mai, dormiva sulle panchine, viveva la sua vita da indiano a Trigoria nonostante la foresteria. Alberto De Rossi perdeva la testa, non sapeva mai se lo avrebbe trovato o no all’allenamento. Aveva un’accelerazione come una Ferrari in campo, non lo prendevano mai, delle sterzate micidiali. Io sono stato gravemente offeso dalla maggior parte delle persone, perché avevamo speso 3-4 milioni di commissioni. Ma io sono convinto delle cose, siamo rimasti soddisfatti quando il Marsiglia lo ha acquistato a 12 milioni. Ora sta facendo bene al Torino”.
Emozionanti i momenti in cui Sergio Rubini, attore e regista tra i più prestigiosi del cinema italiano, ha letto – anzi recitato, decantato – alcuni passaggi del libro. Come quello su Sinisa Mihajlovic, con la moglie Arianna che è poi salita sul palco: “Walter e Fabiola (la moglie di Sabatini, ndc). Mi sono stati accanto tantissimo, soprattutto negli ultimi mesi di Sinisa, non lo dimenticherò mai, gli voglio un mondo di bene”. Prende parola anche il presidente del Coni Giovanni Malagò: “Non condivido il titolo del libro, l’aggettivo ‘furioso’ non mi piace, è inelegante. Io avrei scritto romantico”. E Sabatini replica: “Il mio calcio è furioso, anzi furibondo. Sono stato un acrobata del calcio e ora il fisico mi sta presentando il conto. Ma sarò così finché il fisico me lo permetterà. E sì, è un calcio solitario”.