Il futuro di Josè Mourinho è ancora da decidere: dalla pista Psg al ritorno al Real, le ultime sull’allenatore della Roma
Sono sussurri, refoli di vento che dalla Tour Eiffel arrivano e attraversano il Colosseo agitando un po’ il tifo giallorosso. Servono le verifiche opportune, bisogna accontentarsi anche di verità parziali in questa fase.
Ma tutto concorre a riunire le tessere di un puzzle che non ha definito il quadro. Si chiama… divenire. José Mourinho si dimena e lo dice: “Faccio più che l’allenatore qui, e ogni tanto fatico, mi stanco. Poi riparto più forte di prima”. Ha atteso, chissà se ancora attende i Friedkin che gli mettano sul tavolo un biennale su cui arginare oltre l’anno che manca. Ma dagli imprenditori statunitensi un segnale non è (ancora?) arrivato. Senza un rapporto più solido nella durata, probabile che per José restare non avrebbe più senso. E considerato come la sua personalità si riverbera sul gruppo, dargli torto è difficile: un anno indebolirebbe il finale del percorso e rischierebbe di vederlo anticipato, da qualunque ottica dei protagonisti di questa storia ci si metta a guardarla.
Nel frattempo Parigi è in fermento. Va riaperto un ciclo che Galtier non è riuscito a mettere in moto. Quella di Mourinho è sicuramente una candidatura nobile e, nell’ottica dello Special sempre in cerca di migliorare se stesso, la Ligue1, con la Bundesliga, è il campionato che manca al tour da imperatore nella Grande Europa del calcio. Come manca, al Psg, quella vittoria internazionale di prestigio, la Coppa da prendere per le orecchie. Insomma, sembra il matrimonio perfetto visto da fuori. E bisogna pensare che l’idea meravigliosa, sussurrata da Luis Campos a Jorge Mendes, abbia potuto suonare come melodia alle orecchie del manager dello Special. Il canale è aperto, tutto vero: una trattativa vera e propria però no. E questo bisogna dirlo altrettanto verosimilmente. Argomentando.
E allora: radio Psg dice che quest’anno l’allenatore tornerà ad essere esclusivo appannaggio della proprietà, leggi l’Emiro e il fidatissimo Nasser Al Khelaifi. Questo non toglie potere e autorevolezza a Campos (almeno fino a prova palesemente contraria), ma quella di Galtier è stata una firma troppo netta (la sua) per non poter in qualche modo aver suscitato riflessioni. Dunque il tecnico si fa a Doha. Ora, se Mourinho può essere una candidatura (ed eccome se può) questo non può negarlo nessuno. Ma non c’è stata ancora una scelta o una indicazione acclarate dai palazzi che contano in Qatar verso lo Special portoghese. Da quella parte, per adesso, regna il silenzio. Campos dalla sua avrebbe già scelto. E quando verrà chiamato (perché ad un certo punto accadrà) porterà al tavolo la sua candidatura forte, il nome che dal suo punto di vista (ed evidentemente non solo) metterebbe tutti d’accordo e potrebbe aiutarlo a rimettere punti nel suo personalissimo borsino con la proprietà.
Chiaro che in questa vicenda un ruolo (e di primo piano) lo giocherà anche Jorge Mendes: l’uomo che ha già portato Vitinha, Renato Sanches, Soler (per la verità nessuno dei tre ha brillato, ma questo può succedere), che tra Parigi e Doha ha avuto finora porte aperte e che mettendo José in panchina puntellerebbe la sua posizione nel potentato calcistico dell’Emiro.
Diciamo che i contorni di questo piano ci sono, abbastanza ben delineati, come si vede. Manca… Doha, non è poco, è quasi tutto a dire il vero. Ma il nome di José Mourinho potrebbe mettere d’accordo tutti, non è l’unico. Occhio a Nagelsmann, già nel mirino del Tottenham insieme ad Amorim e Luis Enrique. E a quel guizzo che a Doha tengono nel cassetto, aspettando di rompere gli indugi e giocarsi la carta che davvero saprebbe di rinnovamento e programmazione rispetto all’Olimpico dei Big: Thiago Motta, l’uomo che in panchina è nato proprio a Parigi, con i ragazzi del vivaio. E con cui l’appuntamento sembra scritto, un giorno, nel destino.
Non solo Psg. Tra i club emersi come possibile nuova destinazione del portoghese c’è anche il Real Madrid. Florentino Perez, dopo quella riuscita (benissimo) con Carlo Ancelotti, secondo diverse indiscrezioni avrebbe sondato anche un’altra minestra riscaldata con Mou. Al momento, secondo quanto raccolto da Calciomercato.it, da Madrid smentiscono sia quest’opzione che quella di un altro (secondo) ritorno, quello di Zinedine Zidane, ma lo fanno per una ragione semplice: Carlo Ancelotti resta il favorito della dirigenza. L’italiano ha un altro anno di contratto e, nonostante il pressing forsennato dal Brasile, il desiderio di restare al suo posto e rispettarlo. La vittoria in Copa del Rey ha aumentato ulteriormente la fiducia nei suoi confronti, ma, va detto, in caso di ribaltoni sia il nome dell’attuale allenatore della Roma che quello dell’ex Juventus sono da tenere ben presenti, visto che incontrano entrambi i favori di Florentino Perez. Per lo Special One, in ogni caso, l’opzione PSG resta la più probabile in caso di addio alla Roma. L’opzione intriga l’allenatore e i primi contatti con il suo entourage si sono registrati ad inizio primavera.
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