La Juventus si avvicina alla semifinale di Europa League, appuntamento fondamentale anche per il futuro extra campo del club: cambia tutto
Cinque squadre italiane a caccia della finale europea, tra oggi e domani. Anche la Juventus, tra queste, con la semifinale di andata con il Siviglia in Europa League in programma domani sera all’Allianz Stadium, un appuntamento dal valore inestimabile per i bianconeri.
Gara da prendere con le molle, quella con gli spagnoli, ma che la squadra di Allegri dovrà provare ad affrontare al massimo delle proprie potenzialità. Una finale europea nobiliterebbe una stagione complicatissima per i bianconeri, darebbe la possibilità di conquistare un trofeo continentale che manca ormai da 27 anni e soprattutto avrebbe un grande valore in merito alle vicende giudiziarie del club. Una Juventus penalizzata in campionato, come appare probabile, tramite l’Europa League avrebbe ugualmente la possibilità di qualificarsi per la prossima edizione della Champions. E l’avanzata europea cambierebbe le stesse strategie difensive di fronte alla giustizia sportiva.
Ne è convinto Piero Calabrò, ex magistrato, intervistato da ‘Tuttosport’ che ritiene come la doppia sfida agli andalusi possa fare da spartiacque in tutti i sensi.
Calabrò ipotizza una sorta di ‘scommessa’ da parte dei bianconeri sul cammino europeo: “L’esito della semifinale avrà un peso nelle decisioni strategiche del club. La Juventus deve vincere l’Europa League, a quel punto l’esclusione dalle coppe passerebbe necessariamente per un intervento espresso da parte dell’Uefa, che pure non si può escludere. A quel punto, perché pregiudicarsi pure la prossima stagione? Il processo manovra stipendi finirebbe nella prossima stagione non tanto per il calendario, ma perché la Procura federale si sta prendendo tutto il tempo per completare l’iter. Meglio scontare tutto in questa e puntare sul patteggiamento. Anche se si tratterebbe da parte del club di una scommessa, visto che la finale di Budapest è il 31 maggio. E anche se si tratterebbe di forzare l’ammissione di colpa da parte di chi continua a ritenersi innocente. Ma la nuova dirigenza credo ragioni anche in termini di convenienza delle decisioni. I margini di fronte alla giustizia sportiva, ormai si è capito, sono piuttosto stretti”.
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