Erling Braut Haaland, centravanti del Manchester City, si sta affermando come uno dei giocatori di maggior rilievo a livello mondiale ed è pronto ad essere protagonista anche nella finale di Champions contro l’Inter
52 presenze e 52 gol. No, non stiamo parlando di un marziano, un alieno, o forse sì, perché l’autore di questi numeri è Erling Braut Haaland, centravanti del Manchester City di Pep Guardiola. L’attaccante norvegese, finito sulle cronache già nel 2019 quando al Mondiale Under 20 realizzava 9 gol in una singola partita, ha avuto una crescita esponenziale nel giro di tre anni che l’ha portato ad essere uno dei pretendenti del prossimo Pallone d’Oro.
Haaland infatti, dopo aver infranto tutti i record in Champions League con la maglia del Salisburgo è passato al Borussia Dortmund, club nel quale ha completato la sua maturazione sia dal punto di vista mentale che tecnico e che l’ha preparato all’approdo, nell’ultima estate di calciomercato, al Manchester City di Pep Guardiola. Alcuni pensavano, visti i precedenti, che la convivenza con un tecnico giochista e molto legato agli spazi e poco ai singoli come il catalano potesse essere difficile, invece Haaland è diventato sin da subito un punto fermo dei Citizens diventandone il trascinatore in Premier League, della quale è stato capocannoniere, ma anche in FA Cup e Champions League, quest’ultima arrivata all’atto finale nel match contro l’Inter di Simone Inzaghi.
Haaland è il giocatore che fa più paura per le sue caratteristiche fisiche e per i numeri che sta portando in dote, anche al Manchester City, un club che ha tutte le aspettative del mondo visti gli investimenti e i nomi presenti. Questo Terminator del gol non sembra avere difetti, ma c’è un’unica piccola sbavatura che l’Inter potrebbe sfruttare ed è data dalla semifinale di andata con il Real Madrid.
La marcatura asfissiante di Rudiger ha messo in seria difficoltà il centravanti norvegese che non è riuscito a rendersi pericoloso nel match del Bernabeu, un segnale incoraggiante per Inzaghi nel caso in cui volesse adottare una tattica simile, magari con Francesco Acerbi, di sicuro meno rapido di Rudiger, ma con una maggiore saggezza tattica.
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