Guerra aperta nelle aule di tribunale e comunicato ufficiale: ipotesi retrocessione e ripescaggio
I playout di Serie B hanno sancito la retrocessione del Brescia dopo il pareggio interno contro il Cosenza nel match di ritorno, trasformato in 0-3 a tavolino per il lancio dei tifosi lombardi di fumogeni e i disordini causati nel finale di gara.
Il presidente delle ‘Rondinelle’ Massimo Cellino però non demorde e punta a restare in Serie B. Stavolta c’è un’altra sfida nei confronti di un’altra squadra calabrese, la Reggina, ma non sul campo, bensì nelle aule di tribunale. La Reggina domani avrà l’udienza in Tribunale a Reggio Calabria per l’approvazione del piano di ristrutturazione del debito: lo stesso Brescia è stato ammesso al dibattimento. Una vicenda che ha già avuto ripercussioni, con i 5 punti di penalizzazione assegnati alla società amaranto. Ora però il Brescia contesta pubblicamente il piano con una denuncia inviata allo stesso Tribunale, al Commissario giudiziale e alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, oltre che ai ministri Nordio, Giorgetti e Abodi, fino a Malagò, Gravina e Balata e alla Covisoc.
Cellino ha incaricato un noto studio milanese di verificare i numeri presentati nel piano e, secondo la relazione, è stato redatto un articolato atto di opposizione. L’accusa è che risultano “presupposti fattuali e dati numerici gravemente errati e del tutto indimostrati, da cui discende la non fattibilità del piano”.
Perché però il Brescia ha scatenato questa guerra? Perché senza l’approvazione del piano, sarebbe fortemente a rischio l’iscrizione della Reggina al prossimo campionato e quindi il suo posto, classifica alla mano, andrebbe al club di Cellino. Adesso c’è la bagarre in Tribunale, mentre per l’iscrizione bisogna attendere il termine del 20 giugno. Tanti i numeri contestati dai professionisti incaricati dal Brescia: i diritti tv e i contributi di Lega, ritenuti inferiori di almeno 300 mila euro; si cita il calciatore Canotto, per il quale l’1 luglio scatta l’obbligo di riscatto dal Frosinone per 450 mila euro (operazione non citata nel piano); si parla della cessione di un calciatore per 2 milioni di euro “senza che vi siano riscontri” sul mercato.
Viene affermato come “queste differenze impediscono di poter attribuire un giudizio complessivo di veridicità e fattibilità”. Inoltre viene accusata “L’inequivocabile incapacità del socio di maggioranza di versare alla Reggina l’importo di 8 milioni”. La denuncia si chiude con il rilievo di altre lacune, anche una “registrazione contabile errata” nei rapporti con la Lega B. Ci sarebbe infatti “un debito di 799.831 euro”.
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