Rimettendo in fila gli anni di Paolo Maldini e Ricky Massara nella stanza dei bottoni del club rossonero non sembra essere andata poi così male
Forse vale la pena mettere un po’ di ordine nella paradossale vicenda Maldini-Massara-Milan. Non che la storia del calcio non sia costellata di storie che finiscono senza motivi evidenti, ma in questo caso saremmo addirittura alla lettura contrapposta: una sorta di… “Lavori bene e ti mando via”.
Non avrà pensato esattamente così Gerry Cardinale – anzi dovremmo escluderlo – fatto sta che rimettendo in fila gli anni di Paolo Maldini e Ricky Massara nella stanza dei bottoni del club rossonero non sembra essere andata poi così male. Per usare un eufemismo al contrario. Perché il termine più appropriato sarebbe un altro: è andata molto, molto bene.
Il Milan aveva smarrito la strada della Champions League nel 2014 per ritrovarla nel 2021 e chiudere questa stagione con la terza partecipazione di fila. Diciamo che alla ‘strana coppia’ (un’icona e un antidivo) sono serviti due anni di assestamento che si concederebbero al peggior nemico, per ritrovare la via che porta alla coppa con le orecchie e non smarrirla più. Visto che la Champions è la casa del Milan e tale deve essere.
Come è stato costruito il percorso? In modo virtuoso e funzionale, visti i risultati in cui si farebbe molto bene ad includere lo scudetto della passata stagione (l’ultimo era stato quello 2010-2011 con Massimiliano Allegri in panchina) e la semifinale di questa edizione della Champions League, che avrà fatto molto male perderla con il Milan, ma resta un traguardo visto che saranno pure 14 quelle complessivamente giocate (meglio solo il Real Madrid) ma anche in questo caso per ritrovare l’ultima bisognava indietreggiare a quella con lo United nel 2006-2007, l’ultimo trofeo vinto dal club rossonero. Insomma, si può dire che la dimensione internazionale è stata recuperata.
Avanti. Il mercato: senza fare un’analisi ai raggi x, al netto degli errori che dentro quattro di gestione diventano anche fisiologici, se prendi Tonali, Leao, Theo Hernandez, Kalulu, Giroud, Maignan, Tomori, spendi oltre 100 milioni spalmati sulle varie gestioni e oggi hai (se solo volessi) un mercato spalancato da 400 milioni (quadruplicato o giù di lì), forse qualcos’altro di buono lo hai tirato su. Poi di tacco infili Ibrahimovic gratis e Giroud a un milione… Poi rinnovi Leao dentro una situazione che definirla complessa è poco (tra quello che lo Sporting aspettava dal giocatore, più i procuratori e una famiglia esigente o comunque molto presente) e ci piazzi pure una clausola da 175 milioni. Dovrebbero essere altre frecce al tuo arco. Volete sapere quanti minuti ci metterebbe il Chelsea a presentare una offerta da 80 per Maignan? Secondi… Volete immaginare Leao a 120-130 in quanto tempo potrebbe partire? O Tomori a 45? O Tonali alla stessa cifra? Ma il Milan tutto questo patrimonio vorrò provare a difenderlo se vuole guardare in alto. Bene, in casa glielo hanno portato qui due lì: Paolo Maldini e Ricky Massara
E arriviamo agli spiccioli… Il monte ingaggi progressivamente ridotto del 33 per cento in quattro anni (da 120 a 80 milioni) pesa poco oggi per un club anche blasonato come il Milan? La media età abbassata di cinque anni non è un’altra boccata di ossigeno sul futuro?. Gli errori? Quelli si fanno, li fanno tutti. Magari per definire De Ketelaere un errore bisognerà aspettare un altro anno, o no? Se fosse bastato un anno a Leao, il primo, da quanto il Milan lo avrebbe venduto? Sbagliando? Quindi anche da questo punto di vista, senza negare che l’annata del belga sia stata al di sotto delle attese e del costo, la calma a aiuterebbe a pesare bene ogni cosa.
Evidente che, a proposito di peso, Maldini nel cuore dei milanisti ne abbia tanto (Massara si sarà sicuramente guadagnato la stima, visto che il patrimonio tecnico lo sa valutare come pochi altri suoi colleghi), ma se ora l’operazione deve essere quella di demolire per darsi ragione, non si fa un buon servizio al futuro del Milan: che è quello che conta.
E poi qui, più che della storia e della statura dirigenziale di Maldini, abbinate alla competenza di Massara, sono i fatti ad allinearsi come i pianeti: perché quella di chiudere sia declinata come una scelta basta, rispettabile in quanto tale (poi il tempo dirà se giusta o no: e il tempo è il giudice di tutti). Le colpe ci saranno, ma non vanno cercate ad arte o create. Stefano Pioli, per esempio, fino a prova contraria, sarebbe rimasto. Ora conta il Milan, chi dovrà pensarlo, costruirlo e allenarlo. Come sempre.
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