Al Salone delle Feste del Museo di Capodimonte, Rudi Garcia si presenta ai tifosi del Napoli. De Laurentiis con il nuovo tecnico
Entra Rudi Garcia: “Il primo regalo è esser qui a Napoli. Ringrazio i tifosi per la loro accoglienza e faccio i complimenti alla squadra ed al presidente per quello che hanno fatto lo scorso anno. Mi sono reso conto che la città è fiera della squadra. Il mio obiettivo è che questa festa si possa ripetere in futuro. Ci siamo trovati con il patron su questo punto: gioco per vincere. Ci sono club come il City che hanno aspettato 15 anni per vincere la Champions: il presidente ha messo l’asticella molto alta. Ma, io sono qui per vincere trofei”.
“Il Napoli ogni anno deve giocare la Champions e vivere stagioni come la scorsa. Spaventato dall’eredità di Spalletti? Io non ho paura di niente, solo dei problemi di salute. Mi interessano la rosa, i giocatori. Devono avere fiducia. In ritiro, riparte tutto da zero. I giocatori devono anche dimenticare quello che hanno fatto: la fiducia deve servire a rimanere umili, ma con grande ambizioni. Ho visto una squadra, non solo singoli di qualità. Una squadra che giocava bene, che difendeva tutti assieme. La rosa è ampia per risolvere le partite: quello che mi ha rassicurato è che il presidente è ambizioso e mi darà una squadra di qualità. Le mie squadre attaccano, fanno dei gol, vogliono gestire la gara, fare un gol in più dell’avversario. Quando si parte, lo si fa a bomba”.
“Panchina bollente? Qualsiasi allenatore siede qui, sa che il compito è arduo. Per fare meglio, devi ripeterti. I giocatori hanno in mente che devono dare ancora di più: non vado a rivoluzionare tutto. Se la squadra assomiglia nella rosa a quella dello scorso anno, non cambierò molto. Ma, metterò il mio tocco. Ho usato il 4-3-3 ma anche altri moduli: sembra che questo modulo vada come dei guanti al Napoli, bisogna saper cambiare modulo durante la gara. Ci deve essere una cultura tattica per sorprendere l’avversario. Voglio giocatori intelligenti. Cosa non si deve toccare? Prima di tutto la voglia. Saremo una squadra tosta, che lotta. Sarò lì per mettere la sveglia a tutti e farli crescere. Ci sono giocatori giovani che possono dare anche di più. Anguissa? Lo ritrovo, l’ho fatto esordire a Marsiglia, è il mio piccolo anche se è una montagna fisicamente. Ha fatto il salto di qualità, l’ultima partita assieme è stata la finale di Europa League. Con questa stagione ha dimostrato di esser un uomo importante anche fuori dal campo. Come è cambiato il calcio italiano? Tornato in alto come dimostrano le finali europee. Non ho avuto particolari domande per il presidente: ho sposato il progetto sportivo”.
“Voglio vincere trofei. Potrebbe darsi che un giocatore ha un’offerta irrinciabile, ma nessun giocatore è insostituibile. Ho piena fiducia nel settore sportivo del Napoli per fare una bella squadra. Spalletti? Sono stato sostituito da lui a Roma, è l’occhiolino del destino. Un nuovo Gervinho? Ci sono già in rosa, poi ne devo sapere di più su di loro e su che tasto devo spingere. Lobotka? Ogni calciatore importante, il cuore del mio gioco è sempre stato il centrocampo. Non voglio parlare di singoli: abbiamo 5 cambi che possono incidere, abbiamo soluzioni importanti. Lobotka è un giocatore fantastico. Ho visto sempre 11 giocatori che lottano in questo Napoli. Io ho dei valori che questa squadra potrebbe mettere in campo. Uno slogan? Lo interrompe De Laurentiis: potresti chiamarli i cazzutissimi (ride, ndr). Ci vuole senso di appartenenza. Nel calcio attuale non c’è questo senso, ma è importante lo stemma sul cuore. Vuol dire qualcosa per me. Il cuore del tifoso napoletano oggi è orgoglioso: lo scudetto è stato vinto. E’ dei tifosi, del presidente e dei calciatori. Giocare a Napoli è tosta. Le pressioni danno più carica che tensione. Sarà bellissimo far girare quella maglia da campioni d’Italia. Dobbiamo esser all’altezza. Nel club ci sono persone nello staff di qualità, come chi sta all’analisi video. Con me avrò tre assistenti. Dobbiamo lavorare sul collettivo e sull’individuale. Un bel lavoro che deve esser finalizzato ad un buon risultato”.
De Laurentiis: “Lo scudetto è un fatto iniziatico. Finalmente ce l’abbiamo fatta, ma deve essere l’inizio di un percorso. L’obiettivo è provare a ripeterci. Poi, l’obiettivo è sperare di arrivare in finale di Champions. Perché Garcia? Non c’è stato nessun casting, l’ho dato in pasto a voi. Mi sono dedicato per tre settimane all’organizzazione della festa dello scudetto. Abbiamo sfiorato sulla Rai il 30% di share al sud. Molti degli allenatori avevano come modulo 4-2-3-1 o 3-4-3. Devo trovare un allenatore che con il 4-3-3 aveva fatto strike. Rudi a Roma era arrivato due volte secondo con questo modulo. Tutte le coppe europee sono sbagliate, ma non posso non giocare la Champions che mi permette di aumentare la riconoscibilità del brand Napoli nel mondo”.
Osimhen? Deve rimanere: se arrivasse un’offerta irrinunciabile, valuteremo. Che Napoli sarà? In undici giorni abbiamo fatto tutto con Rudi: abbiamo lo slancio di un nuovo inizio. Garcia non deve dimostrare a Napoli chi è. Dobbiamo stare calmi, lasciarlo lavorare. Non dobbiamo porci limiti. Sarà quel che sarà. Cosa mi ha colpito di Garcia? La sua spontaneità, la sua immediatezza. Sembrava che ci fossimo conosciuti da tempo, che ci fossimo già incontrati. Mi sono trovato in un meccanismo oleato: ho solo dovuto illustrare ai suoi avvocati quello che serviva. C’è stata subito intesa. Io sono nato il 24 maggio, quindi lui era ancora sotto l’influsso del segno dei Gemelli. Non ho visto dubbi o diffidenze in Garcia. Con Osimhen abbiamo già parlato prima della festa: siamo d’accordo sul prolungamento di due anni di contratto. Kim? Un qualcosa che dovremo studiare, sono convinto che la preparazione nei ritiri sia fondamentale. Faremo arrivare squadre a Castel di Sangro: durante quel periodo ci si deve imballare, mettere benzina. Non bisogna fare la fiammata di dieci partite. Abbiamo cominciato oggi a tessere le maglie di chi potrebbe partire e come sostituire. I contratti servono per le penali. Io devo guardare la gente negli occhi e chiedere: tu vuoi far parte della gloria del Napoli o far parte di altre situazioni? Dopo aver vinto un campionato dopo 33 anni di attesa, la sazietà ti può giocare un brutto scherzo”.
“Se hai un allenatore nuovo che sa toccare le corde di quel violino e che sappia toccare le corde giuste, allora cambia tutto. I calciatori sono lavoratori dipendenti, ma anche aziende. Non possono minimizzare il valore delle loro azioni. Se non vi impegnate, il vostro rating cala. Un nuovo allenatore non può che riportarli nell’impegno quotidiano. Chi sono i nostri clienti? Lavoriamo per i nostri tifosi, per la nostra città. La mia competitività? Non è cambiato nulla. Le cose complicate ci eccitano: puoi replicare ma non basta. C’è da cambiare il mondo del calcio. Non basta solo vincere. Non faccio politica perché a me piace il mondo dei contenuti. La politica non si può fare in modo industriale. Mi ha colpito l’attaccamento alla maglia di Modric: quello deve essere l’esempio. Lo scudetto è stato un riscatto sociale”.
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