Il Var è usato per regolare casi specifici e controversi in campo ed evitare decisioni errate. La guida per capire come funziona e non avere più dubbi sulla novità voluta espressamente dalla Fifa.
L’utilizzo del Var divide tra favorevoli e contrari. C’è chi non ha mancato di sottolineare che questa nuova tecnologia, applicata al mondo del calcio, sarebbe in grado di togliere qualcosa – a livello decisionale – all’arbitro. Non mancano poi i puristi che ritengono che sia soltanto l’arbitro colui il quale deve scegliere cosa fischiare e se dare un rigore o meno all’una o all’altra squadra. Chi ama le regole ‘tradizionali’ del calcio non ha mostrato finora di gradire troppo la presenza e l’utilizzo di un supporto esterno quale lo strumento denominato appunto Var.
D’altro lato sono però in molti coloro che ne sottolineano l’utilità in corso di gara ed addirittura l’essenzialità in alcune situazioni di gioco in cui, per la particolare confusione e concitazione del momento della partita (ad es. un fallo dopo aver battuto un calcio d’angolo), non è affatto raro che l’arbitro vada ad incappare in un errore, poi smascherato da immagini post gara.
Ecco allora che i sostenitori del Var e del controllo per immagini di quanto appena successo nel match, hanno oggi un rilievo sempre maggiore, tanto che sono in continuo aumento i paesi – e i campionati – in cui questa tecnologia viene applicata alle partite di calcio tra professionisti. A contribuire in modo decisivo all’introduzione ampia del Var è stato peraltro l’attuale Presidente della Fifa, Gianni Infantino, in carica dal 2016.
Premesso ciò vediamo ora il Var molto da vicino, cercando di fare luce su caratteristiche anche più nascoste dello strumento e indicando ai tifosi ed appassionati quali sono i motivi che ne hanno decretato il successo – pur con qualche voce contraria. I dettagli.
Le regole sull’applicazione della tecnologia che prende il nome di Var sono state sviluppate e implementate dall’International Football Association Board, ovvero l’organizzazione internazionale che è in grado di prendere decisioni chiave sulle regole del gioco del pallone e innovare quelle esistenti, o anche introdurne di nuove. In particolare l’approvazione del Var da parte del Board risale al marzo 2016.
Da notare che la citata associazione stabilisce regole a cui debbono adeguarsi tutte le federazioni nazionali, organizzazioni ed associazioni calcistiche a livello professionale e dilettantistico.
Una domanda all’apparenza banale, ma non troppo. Spiegare in breve a che cosa serve il Var e qual è la sua finalità ci aiuterà a sgomberare subito il campo da possibili dubbi e a capire meglio tutto ciò che ruota attorno a questo innovativo e decisivo strumento.
Ebbene, il Var altro non è che un sistema tecnologico che aiuta gli arbitri di calcio a non sbagliare. Di fatto il Var è dunque un supporto mirato a ridurre il numero di decisioni arbitrali erronee o addirittura caratterizzate da sbagli grossolani.
I tifosi e gli appassionati di calcio ben sapranno in quanti match – ed anche di competizioni o tornei importanti – i direttori di gara siano caduti in clamorose sviste. A volte per la fase di gioco particolarmente concitata, con momenti di alta tensione durante le azioni, ed altre volte per un posizionamento non ‘ideale’ in campo, può succedere che l’arbitro non adotti decisioni corrette e che rispecchiano quanto appena successo sul terreno di gioco (ad es. fallo che merita il cartellino rosso diretto invece della semplice ammonizione).
Ecco allora che il Var, con il suo apparato di telecamere ad alta definizione – almeno 12 per garantire le migliori riprese possibili – posizionate in vari punti del campo, supporterà l’arbitro in modo determinante – togliendo ogni dubbio sulla scelta da prendere oppure addirittura facendogli cambiare idea (ad es. negando un rigore poco prima invece concesso). Questi infatti visionerà i video di gara e potrà dare una valutazione più calibrata sulla singola situazione di gioco.
Si parla sempre e solo di Var, riferendosi alla sigla ma che cosa vuol dire esattamente? Ebbene, Var sta semplicemente per Video Assistant Referee, ovvero una sorta di ‘video assistente arbitrale’ che può aiutare l’arbitro a fare la scelta giusta o a cambiarla dopo essersi accorto – dalle immagini e video del Var – che la prima decisione sarebbe stata erronea.
Basti pensare ad un fuorigioco non visto che avrebbe altrimenti condotto ad un gol, oppure ad un fallo di mano in area non segnalato dall’arbitro, che invece porterebbe ad un rigore.
Attenzione anche a non confondere Var con moviola perché si tratta di parole che indicano cose differenti. Il Var come visto ha lo scopo di correggere eventuali errori della terna arbitrale in corso di gara, mentre la moviola classica è intesa come la visione al rallentatore di spezzoni o parti del match dopo la partita, per analizzarli al suo termine e, dunque, a risultato acquisito. Piuttosto il Var potrebbe essere inteso come una sorta di ‘moviola’ in campo o in corso di gara.
Il cd. Var è formato da più elementi tra loro integrati al fine di supportare addetti Var e arbitro nella decisione da prendere in un match.
In estrema sintesi, abbiamo dunque anzitutto le telecamere posizionate in più punti dello stadio, poi la sala Var dove si trovano gli ufficiali di gara adibiti alle operazioni di controllo delle azioni di gioco, i monitor in cui compaiono le immagini delle azioni – e che provengono dalle telecamere – e i sistemi di comunicazioni via radio tra addetti al Var e direttore di gara.
Il Var serve appunto a chiarire situazioni dubbie (tra quelle indicate nel regolamento e dunque non tutte), grazie a filmati e tecnologie che permettono all’arbitro e a coloro che compongono la sala operativa Var, di fare valutazioni corrette.
L’azione sarà rivedibile più volte, ed anche a velocità differente, come pure da distinte angolature e con altresì la facoltà di ingrandire e gestire le immagini come si preferisce. Ciò chiaramente permetterà all’arbitro di vedere cosa è successo, come se fosse stato presente in un altro punto del campo al momento dell’azione controversa.
Più nel dettaglio il Var funziona grazie ad una sala operativa ad hoc nello stadio, ma può anche essere presente un pulmino nei pressi dell’impianto. In questa sala troviamo alcuni schermi collocati sulla scrivania degli addetti Var della sala ed altri, più grandi, solitamente appesi alla parete immediatamente davanti.
Sugli schermi superiori gli ufficiali di gara incaricati non di essere sul terreno di gioco, ma di seguire ed analizzare i video, seguono le varie azioni e – se del caso – possono comunicare con il direttore di gara per attivare la verifica del Var.
Proprio così: se le analisi video da parte della sala Var mettono in dubbio la decisione dell’arbitro in campo, saranno gli addetti in sala a comunicarlo via radio all’arbitro in campo. E di seguito l’arbitro potrà visionare il video e scegliere se cambiare la sua decisione o confermarla. Ma anche l’arbitro, se dubbioso sulla decisione da prendere, potrà chiedere l’utilizzo del Var.
Due ufficiali di gara supportano l’arbitro in campo nella sala Var e ciò vuol dire che il metodo di arbitraggio tramite lo strumento del Var, prevede che il direttore di gara possa fare riferimento su questi due addetti ad hoc, aventi compiti di collaborazione con colui che dirige la partita sul terreno di gioco.
Onde evitare di fare confusione, rimarchiamo che i due ufficiai di gara in oggetto sono chiamati VAR – proprio come il nome della tecnologia di cui stiamo parlando – e AVAR. Quest’ultima è la sigla che sta per Assistant Video Assistant Referee, vale a dire semplicemente un assistente del VAR, o assistente arbitrale. Entrambi sono in costante comunicazione via radio con l’arbitro in campo.
Anch’essi dunque, proprio come l’arbitro, esamineranno le situazioni dubbie con l’ausilio dei filmati, anzi verosimilmente saranno i primi a farlo, essendo in una sala piena di schermi con le immagini della gara. Dagli schermi più grandi e collocati nella parte superiore della sala, gli assistenti seguono la partita e – in ipotesi di dubbio – abbassano lo sguardo sugli schermi inferiori, i quali hanno la particolarità di essere in ritardo di tre secondi rispetto alla partita e sono capaci di assicurare le migliori riprese per ciascuna azione di gioco.
La tecnologia del Var permette di fare praticamente tutto con le immagini, e ad es. sarà possibile ottenere subito il replay di una specifica azione da un altro punto di vista oppure sarà possibile fare lo zoom per evidenziare la (ir)regolarità di un episodio della partita. Ancora, in sala Var è consentito altresì tracciare delle linee virtuali che aiutino a chiarire subito se c’è qualche fuorigioco non visto.
A scanso di equivoci, ricordiamo ancora che anche il metodo di arbitraggio che si serve di detta tecnologia prende il nome di Var, sigla che dunque ha una sorta di significato ‘polivalente’.
Le immagini al Var sono frutto di quanto rilevato da un sistema di telecamere situate in più punti dello stadio. Non un posizionamento casuale, ma un’installazione strategica per garantire la copertura di più angolazioni e prospettive della partita.
In particolare per fornire le immagini al Var sono usate telecamere fisse (ad es. in tribuna), telecamere mobili o con controllo manuale (spesso a bordo campo per effettuare riprese ravvicinate), telecamere negli angoli del campo – per chiarire eventuali situazioni dubbie nei calci d’angolo o situazioni vicine alla linea di fondo – e telecamere panoramiche, collocate sopra il campo e che permettono all’arbitro di avere una visuale a 360° di tutta l’area di gioco.
Ovviamente dette telecamere sono collegate ad un sistema tecnologico, che mostra le immagini su schermo in sala Var e all’arbitro di gara quando si serve dello strumento di controllo.
Coloro che controllano il Var sono gli addetti nell’apposita sala, ovvero gli ufficiali di gara con il compito di dare informazioni e raccomandazioni all’arbitro e di contribuire all’eventuale analisi di situazioni dubbie – servendosi delle immagini fornite dalle telecamere posizionate nell’impianto.
C’è sempre una sala apposita con monitor che permettono di rivedere le riprese video provenienti dalle telecamere e coloro che controllano il Var sono dunque non soltanto gli addetti appositi ma anche i direttori di gara – chiamati eventualmente a giudicare un certo episodio grazie a questa tecnologia.
Chi controlla il Var dovrà perciò mirare a contribuire che le decisioni arbitrali siano prese nel modo corretto, annullando i rischi di errori gravi nelle partite.
Veniamo alla situazioni specifiche in cui viene usato il Var. Infatti questo strumento non può essere usato discrezionalmente dagli ufficiali di gara, ma esclusivamente deve essere utilizzato in 4 casi ben precisi e ritenuti determinanti per l’esito finale della gara.
Ci riferiamo ai casi di assegnazione (o meno) di una rete, di assegnazione (o meno) di un calcio di rigore, di espulsione diretta (e non quella per somma di due cartellini gialli) e di errore di identità, ovvero la situazione in cui vi siano dubbi su quale sia il giocatore da espellere o ammonire. Vediamoli un po’ più da vicino.
E’ il caso dell’azione di gioco che avrebbe portato ad un gol ma su cui sono emersi dubbi in sala Var. Ebbene in questo caso – pensiamo ad un eventuale fuorigioco non visto – l’arbitro contattato via radio dagli addetti al Var nella sala ad hoc, potrà revisionare l’episodio con più immagini ed angolature differenti.
Ciò gli permetterà di valutare se convalidare la rete oppure negarla. Chiaro che la review dell’azione opera a gioco fermo e a rete già fatta, e ne consegue che in gergo in questi casi si parla di Var goal review.
Frequentemente il Var è usato anche per episodi dubbi in una delle aree di rigore delle squadre impegnate in partita. Ecco allora che l’arbitro potrà essere richiamato per ricontrollare una certa azione e assegnare – o meno – il calcio di rigore. Talvolta in certe situazioni di gioco alcuni falli non sono immediatamente visibili da dove è posizionato l’arbitro, quindi il Var anche in questo caso può essere davvero utile.
Ma il Var può essere assai utile anche nei casi di possibile espulsione di un giocatore. Pensiamo ad es. ad un fallo particolarmente violento ma non visto dall’arbitro. Basti ricordare la notissima testata di Zidane a Materazzi nella finale del Mondiale del 2006, inizialmente non vista dall’arbitro in campo.
In queste circostanze ben si comprende l’utilizzo obbligatorio del Var, dato che un eventuale rosso diretto sarebbe in grado di penalizzare pesantemente una delle due squadre in campo, lasciandola con dieci uomini. Talvolta l’arbitro può essersi sbagliato assegnando il solo giallo o addirittura nessuna sanzione e, per questo, la scelta del Var è doverosa.
Attenzione però, perché il Var non potrà subentrare nel caso dell’assegnazione di un secondo giallo, che condurrebbe al rosso e all’espulsione. E’ il caso del calciatore già ammonito ed in cui vi è un episodio dubbio in cui l’arbitro decide di non estrarre un altro giallo. Ebbene, in questo caso il Var in cabina di regia non può comunicare con l’arbitro, richiamandolo a revisionare la sua scelta. Le regole infatti non lo prevedono.
Come è facile intuire, il quarto caso di utilizzo obbligatorio del Var (non è mai discrezionale ma solo obbligatorio quando ne ricorrono le ipotesi viste) è quello più raro dello scambio di persona.
In dette circostanze la sanzione arbitrale viene emessa contro il calciatore sbagliato. Si tratta ad es. del caso tipico del contrasto di gioco che riguarda tre giocatori e l’arbitro emette il cartellino verso il giocatore sbagliato. Scatta allora il Var e l’arbitro verrà richiamato a valutare per immagini quanto successo e a correggere – eventualmente – la sua scelta.
Sgomberiamo il campo da possibili dubbi: l’utilizzo del Var può essere chiamato sia dagli addetti nella sala Var, che dallo stesso arbitro. Potranno farlo i primi quando vedranno immagini dubbie, tanto da ritenere utile una eventuale revisione della decisione del direttore di gara, ma potrà farlo anche l’arbitro in campo quando si renderà conto di non avere sufficienti elementi per prendere una decisione sicura. Addetti Var e arbitro comunicano via radio quindi sarà semplicissimo chiamare il Var.
In estrema sintesi il funzionamento del Var implica che:
In ogni caso, la decisione finale spetterà comunque al direttore di gara, che potrà rivederla o confermarla. E come abbiamo detto potrà anche essere lui stesso ad attivarsi e a chiedere l’utilizzo del Var agli addetti in sala. Invece l’aiuto del sistema Var non può mai essere richiesto dagli allenatori e, ancor meno, dai calciatori.
La sala Var è tipicamente all’interno dell’impianto che ospita le partite di calcio, ma come ovvio la sua posizione precisa può cambiare in base a come è fatto lo stadio che la contiene, come pure può essere diversa in base alle disposizioni organizzative adottate.
Possiamo trovarla negli spazi assegnati agli ufficiali di gara o comunque in una posizione centrale, ma è vero che talvolta la sala Var può anche essere collocata all’esterno dell’impianto.
Da questo punto di vista, insomma, le regole sul Var lasciano un ampio margine di discrezionalità circa il posizionamento effettivo della sala per il controllo immagini.
La sala Var è sempre allestita in modo da garantire agli ufficiali di gara – ovvero gli addetti alle operazioni di controllo delle azioni di gioco – un ambiente idoneo. Pertanto, se è vero che i dettagli particolari possono ovviamente variare da una sala Var all’altra, è comunque altrettanto vero che in esse troveremo, oltre ovviamente agli addetti, i monitor con le immagini di gioco, i sistemi di registrazione e trasmissione delle immagini secondo diverse angolazioni e velocità, ma anche penne e lavagne elettroniche per prendere eventuali appunti, nonché i sistemi di comunicazione audio con l’arbitro di gara.
In Italia l’arrivo del Var non è recentissimo. Infatti risale alla stagione di Serie A 2017-2018 il debutto di questo sistema ed all’epoca dunque vedemmo l’integrazione di due nuovi ufficiali di gara, i sopra citati Var (Video Assistant Referee) e l’Avar (Assistant Video Assistant Referee).
In particolare il lancio del Var nel nostro paese fu al minuto 37 della partita di Serie A Juventus-Cagliari, giocata nell’agosto del 2017. All’epoca era Maresca l’arbitro del match in campo, e proprio lui fu il primo a mimare quel gesto che ormai in molti conoscono e che sta ad indicare uno schermo TV. Si tratta appunto dell’area di revisione della decisione a bordo campo: Maresca fu richiamato dai due assistenti Var ed Avar, per controllare un’azione dubbia nell’area di rigore juventina.
L’utilizzo del Var fu subito decisivo perché l’arbitro fu portato a cambiare idea, assegnando infatti il primo rigore con Var nella storia del calcio italiano.
Oltre alla Serie A, vi sono molti altri campionati che hanno già da tempo adottato il Var. Tra essi i maggiori, come ad esempio la Premier League, LaLiga, la Bundesliga e la Ligue 1. In Sudamerica troviamo lo strumento nel massimo campionato argentino e in quello brasiliano, ad esempio.
Il Var è però presente anche nelle coppe – e tra le altre menzioniamo ad es. Uefa Champions League, Coppa Libertadores, Uefa Europa League e Supercoppa Uefa. Non solo, la tecnologia in oggetto è usata nei campionati europei minori, come ad es. quello croato, quello danese e quello olandese, a riprova che l’utilizzo dello strumento, per precisa volontà della Fifa, deve essere il più esteso possibile.
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